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Comunicazioni online

L'editoriale del direttore

GOVERNO/MAGISTRATURA: IL SERENO NON TORNERA' PER DECRETO LEGGE

Lo scontro tra governo ed una parte della magistratura scoppiato sulla questione migranti è tutt’altro che concluso, anzi, si preannuncia un inasprimento del clima, e questo non è un bene.
Tutto nasce dalla sentenza C-406/22 del 4 ottobre 2024 della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che ha stabilito che un paese terzo non può essere designato come "paese di origine sicuro" solo per una parte del suo territorio o per specifiche categorie di persone. La Corte ha chiarito che la designazione deve estendersi a tutto il territorio del paese e deve essere applicabile in modo uniforme, senza eccezioni per specifiche regioni o gruppi di persone. Ciò significa che, se un paese viene considerato sicuro, lo deve essere per l'intera sua popolazione e in tutto il territorio, senza ammettere zone di conflitto o situazioni particolari che potrebbero comportare rischi di persecuzione o trattamenti inumani.
Questa sentenza ha implicazioni rilevanti per il decreto migranti varato dal governo italiano il 21 settembre 2024, che promuove a legge di rango primario l’elenco dei paesi sicuri. Secondo il decreto, un richiedente asilo proveniente da un paese considerato sicuro non può ottenere protezione in Italia, a meno che non dimostri particolari rischi personali. Tuttavia, la decisione della Corte di Giustizia potrebbe mettere in discussione la legittimità di questo approccio, soprattutto se l'Italia tenta di escludere parti del territorio o specifiche categorie di persone dai criteri di sicurezza.
Se un giudice italiano ritenesse che l'applicazione di questo decreto violi il diritto europeo, potrebbe rivolgersi alla Corte di Giustizia dell'UE per ottenere un parere vincolante. Ciò non esclude che il giudice possa richiedere anche l'intervento della Corte Costituzionale italiana per valutare la compatibilità del decreto con la Costituzione. Nel frattempo, l’applicazione del decreto potrebbe essere sospesa fino alla pronuncia definitiva di uno o entrambi i tribunali, creando un vuoto giuridico che rallenterebbe le procedure di rimpatrio dei migranti provenienti dai paesi indicati nella lista.
Questa sentenza potrebbe quindi portare a un riesame della lista dei paesi sicuri e a un potenziale scontro tra il governo italiano e le istituzioni giuridiche nazionali ed europee. Ecco perché ne vedremo ancora delle belle e su questo argomento, cavallo di battaglia del centro destra,  il governo Meloni si gioca tutta la credibilità. Interverrà l’Europa? Staremo a vedere. Certo è che per rendere valide ed efficaci queste norme non basta varare un decreto, occorre modificare alla radice elementi portanti che stanno alla base del sistema democratico che si è dato il nostro continente, occorre rivedere l’approccio con i paesi da cui provengono questi flussi migratori. Altrimenti sarà solo propaganda politica sulla pelle degli individui. 

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