
L'editoriale del direttore
SAN FRANCESCO, IL SANTO DELLA SEMPLICITA' NELL'ERA DEL METAVERSO
Quello di San francesco d'Assisi è un messaggio sensa tempo che attraversa la tecnologia, il futuro e le sfide dell'umanità digitale

Il 4 di ottobre si celebra San Francesco d’Assisi, patrono nazionale e icona universale di pace e fraternità. Un uomo che, otto secoli fa, rinunciò a ricchezze e potere per abbracciare una vita di povertà, di comunione con la natura e di vicinanza agli ultimi. Una scelta radicale, relegata a un tempo medievale che, a prima vista, potrebbe sembrare lontanissima dall’epoca in cui viviamo, dominata dal Metaverso, dall’Intelligenza Artificiale, dai social network e dalle nuove frontiere dell’hi-tech. Eppure, mai come oggi, il messaggio francescano appare straordinariamente moderno e necessario.
San Francesco non fu un uomo del passato, ma un visionario capace di leggere il futuro con gli occhi della fede e dell’essenzialità. In un mondo medievale lacerato da guerre, potere feudale e ricchezze concentrate nelle mani di pochi, egli propose una via nuova: vivere con poco, condividere, mettere al centro la persona e il creato. Il suo “fratello sole” e la sua “sorella luna” non erano soltanto poesie di spiritualità, ma dichiarazioni di ecologia integrale ante litteram, un modo per dire che l’uomo non è padrone della terra, ma parte di essa.
Trasportiamo queste parole nel nostro tempo. Nel Metaverso, dove identità virtuali vengono costruite su misura, Francesco parlerebbe probabilmente di autenticità. Ci ricorderebbe che l’avatar può completare la persona ma non sostituirla, e che dietro lo schermo resta un cuore che batte, una vita unica che prova sensazioni reali. Nel mondo iperconnesso ma disgregato dei social, il Santo d’Assisi ne vedrebbe le potenzialità come strumento di pace, come ponte tra culture, come veicolo di solidarietà globale..
Di fronte all’Intelligenza Artificiale, che promette efficienza e potere di calcolo mai visti, la voce di Francesco risuonerebbe come un monito: la conoscenza e la tecnologia devono essere strumenti per servire l’uomo e non per dominarlo. Per lui la dignità non nasceva dalle capacità, ma dall’essere creatura amata, unica e irripetibile. Un concetto che il futuro digitale non potrà mai ignorare, se non vuole cadere nella trappola della disumanizzazione.
La modernità del Santo si coglie anche nella sua visione di fraternità universale. Se oggi parliamo di un mondo globale, di connessioni planetarie e di futuro nello spazio profondo, Francesco ci direbbe che la vera globalizzazione non è quella del profitto, ma quella della fraternità.
In un tempo in cui il futuro viene raccontato come ipertecnologico, dominato da algoritmi e macchine autonome, il messaggio francescano richiama la necessità di equilibrio: senza etica, senza rispetto della natura, senza cura per i più deboli, nessuna innovazione potrà davvero salvarci. La sua povertà non era rinuncia sterile, ma liberazione da ciò che imprigiona. Un insegnamento potente per una società che accumula dati, oggetti, profili digitali, ma fatica a trovarne un senso.
San Francesco, oggi più che mai, non appartiene solo alla Chiesa o alla devozione religiosa, ma a tutti coloro che cercano una bussola per orientarsi nel vortice del futuro. La sua voce, che ci invita a tornare all’essenziale, può diventare il filo conduttore di una nuova era: un futuro in cui tecnologia e umanità non siano in conflitto, ma in dialogo costante, e in cui anche il Metaverso diventi strumento di pace e non di alienazione.
Il Santo di Assisi non aveva bisogno di schermi o algoritmi per proclamare il suo messaggio. Gli bastava il canto degli uccelli, il sole che sorgeva sui colli umbri, e il coraggio di spogliarsi di tutto per trovare l’essenziale. Forse è proprio questa la lezione che ci lascia oggi, nell’era dell’Intelligenza Artificiale e delle nuove frontiere digitali: che il futuro dell’uomo non dipenderà tanto da ciò che inventa, quanto dalla sua capacità di restare umano.
Il Direttore, Fabrizio Giannini