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MIGLIAIA DI SPAZZOLINI DA DENTI SMALTITI IN UNA FORESTA

Coinvolta una famosa multinazionale, leader nel settore. Ecco perché e dove è accaduto.

Non è un periodo dei più felici quello che si trovano ad affrontare le terre scandinave del Nord Europa alle prese con la nuvola di metano sprigionata dalla falla nelle condotte sotterranee di gas del Nord Stream nel mar baltico ed ora alle prese anche con i rifiuti di plastica rinvenuti nei boschi.

Ma che cosa ci fanno migliaia di spazzolini da denti usati in una foresta della Norvegia? La notizia è stata diffusa dal sito online del giornale norvegese Nrk e coinvolge importanti multinazionali e soggetti privati.

Ma andiamo con ordine.

Da una parte troviamo Jordan, la multinazionale scandinava che si prende cura dell’igiene orale dal 1927 e che copre 50 mercati esteri, tra cui l’Italia, ed è il venditore numero uno di spazzolini e fili interdentali in Scandinavia. I loro prodotti sono pluripremiati in termini di qualità e fanno dell’economia circolare e dell’ecosostenibilità un cavallo di battaglia. Dal 2020 realizzano spazzolini da denti in gran parte riciclabili.

Dall’altra parte c’è Orkla, azienda leader di beni di consumo di marca e soluzioni concettuali per i mercati di consumo, quotata alla Borsa di Oslo, in Norvegia, dove ha anche la sede operativa. La mission dell’azienda, come si legge dal sito istituzionale, è quella di “innovare e lottare per una produzione e un consumo sostenibili rimanendo nella vita delle persone, generazione dopo generazione.” Orkla ha da poco annunciato di avere acquisito il marchio Jordan, che entra a far parte dei prestigiosi brand posseduti dalla multinazionale, precisando che “mentre stiamo lavorando per costruire una nuova organizzazione, è fondamentale che le normali operazioni della Jordan continuino a pieno regime. Tutte le attività che sono state pianificate devono essere svolte con il dinamismo Jordan a cui sono abituati i suoi clienti e partner commerciali”.

Nel mezzo si trovano le foreste incontaminate della Norvegia, e più precisamente la zona di Asnes Finnskog dove, come ci informa ili quotidiano Nrk, nei giorni scorsi, è stata rivenuta una discarica di

diverse migliaia di spazzolini da denti e altri rifiuti di plastica ad opera di Jordan. L’aveva un accordo con il proprietario del terreno per poter utilizzare la foresta e smaltire le merci difettose negli anni '70 e '80.

La disputa adesso si è spostata su chi sarà il soggetto che dovrà ripulire tale ambiente ora che Orkla ha rilevato la Jordan e c'è un nuovo proprietario che ha rilevato le aree forestali.

Tutto questo avviene mentre Jordan, attraverso il proprio sito web, ha lanciato una campagna in Norvegia e Portogallo per la raccolta tra il pubblico di 100kg di spazzolini usati per verificare se possono essere trasformati in nuovi spazzolini da denti, mentre l’opinione pubblica si chiede se, avendo a disposizione questa immensa discarica, non avessero potuto attingere da tale area per il loro progetto.

NRK è riuscito a raggiungere il responsabile delle comunicazioni di Orkla, Anne Gjemdal, chiedendole perché non stati raccolti quelli nella foresta ad Åsnes per la loro iniziativa, la quale ha dichiarato che è possibile  che alcuni degli spazzolini da denti, provenienti dalla discarica vadano in questo progetto. Ma ha fatto anche notare che ci sono tre parti coinvolte nella bonifica della zona: il proprietario del terreno, il Comune e la stessa Orkla e che occorre trovare un accordo tra i vari soggetti.

Insomma lodevoli iniziative rivolte verso il rispetto dell’ambiente,

l’ecosostenibilità e l’economia circolare stridono con una realtà ben diversa, figlia sicuramente di epoche e politiche sbagliate ma che potrebbe essere gestita con il buonsenso e non nascondendosi dietro alla burocrazia ed alla rigidità delle regole.

L'ULTIMA NOTIZIA

IMPIANTATO IL PRIMO ORECCHIO BIONICO STAMPATO IN 3D

Eccezionale intervento ricostruttivo negli Stati Uniti apre le porte ad impensabili sviluppi nel campo della medicina rigenerativa e nei trapianti


Ha 20 anni, è messicana, e si chiama come una famoso apparato tecnologico diffuso da Amazon, Alexa. Da oggi, anche lei, ha qualcosa di futuribile impiantato nel proprio corpo. Un orecchio stampato in 3D realizzato con le cellule della stessa donna. Ne da notizia  il New York Times e rappresenta un straordinario progresso nel campo dell’ingegneria dei tessuti. Il capolavoro si è reso possibile grazie alla tecnologia sviluppata da un’azienda biotech americana, la 3DBio Therapeutics, leader nella medicina rigenerativa attraverso la biostampa in 3D per fornire tessuti ed organi viventi, funzionali e personalizzati, progettati secondo le esigenze sanitarie dei pazienti. La paziente che ha ricevuto l’orecchio bionico fa parte di una sperimentazione clinica che comprende 11 pazienti. Alexa era affetta da microtia, un raro difetto congenito che rende la parte esterna dell’orecchio piccolo e deformato. L’intervento è avvenuto nel marzo scorso ma è stato comunicato solo adesso e tutto sta procedendo bene. Il fatto che le cellule che hanno ricostituito il nuovo orecchio provengano dal tessuto stesso del paziente fa ben sperare e bassa la probabilità di rigetto. Anzi, l’orecchio bionico sta continuando a rigenerare il tessuto cartilagineo, conferendogli un aspetto naturale.
Le fasi dell’intervento sono degne di nota: un chirurgo ha rimosso una parte di cartilagine dal moncone esistente della paziente ed assieme ad una stampa in 3D dell’altro orecchio sano, sono stati inviati all’azienda 3DBio. Qui le cellule viventi sono state mescolate con il bioinchiostro a base di collagene prodotto dall’azienda. Questo è stato inserito con una siringa nella biostampante, la quale ha spruzzato il materiale replicando l’orecchio sano della paziente, così come un qualunque processo di riproduzione in 3D. La forma dell’orecchio stampata è stata spedita in un guscio protettivo in celle frigorifere ed il chirurgo, ricevuto il pacco (magari proprio da Amazon…) ha impiantato l’orecchio bionico sotto la pelle della paziente. Quando la pelle è stata tesa attorno all’impianto, è emersa la forma del nuovo orecchio.
I dirigenti dell’azienda 3DBio affermano che tale tecnologia potrà essere usata in altre parti del corpo come il naso, i dischi spinali, il menisco del ginocchio e la cuffia dei rotatori. Ma apre la strada anche alla produzione in 3D di organi vitali ben più complessi come il fegato, i reni e persino il pancreas, rivoluzionando il settore dei trapianti e l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da gravi malattie. Certo, il percorso verso il trapianto in 3D di organi importanti del corpo umano è ancora molto lungo ma questa nuova tecnologia, che sta muovendo i primi passi, rappresenta un decisivo passo in avanti. La domanda da porsi adesso non è ‘se’ ma ‘quando’ sarà possibile. Sicuramente siamo testimoni di una rivoluzione scientifica che rappresenterà una pietra miliare nell’utilizzo della tecnologia 3D nei trapianti rigenerativi sull’essere umano.

 

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STRAGE TEXAS, POLIZIA SOTTO ACCUSA

Alla fine sul banco degli imputati sta finendo la polizia locale per la lentezza nell'intervento alla strage avvenuta nella scuoa elementare nel Texas. Si ammettono i ritardi, si chiede scusa ma, ora, i vertici locali rischiano l'incriminazione.

MASCHERINA AVANTI TUTTA

Il governo sta valutando di prorogare anche dopo la scadenza fissata per il prossimo 15 giugno l'obbligo di mascherina su mezzi pubblici, treni e scuole. Per cinema e teatri si prospetta la fine di tale prescrizione.

TRUMP PENSA GIA' AL 2024

L'ex presidente Usa, Donald Trump, non ha mai smesso di punzecchiare il suo successore ma, più passa il tempo, e più si fa vivo l'interesse per le elezioni presidenziali che si svolgeranno nel 2024. In una Convention, a proposito dell'uso delle armi ha dichiarato:

"L'esistenza del male non è un motivo per disarmare i cittadini che rispettano la legge, anzi, è una delle ragioni per armarli."

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