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LA SETTIMANA SCOLASTICA DI QUATTRO GIORNI
Inizia ad Oradea, Romania, la sperimentazione che riduce la settimana scolastica. Ecco come funziona, che cosa accade negli altri paesi e che cosa prevedono le norme UE
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Negli ultimi mesi la Romania ha avviato un esperimento pilota che prevede la riduzione della settimana scolastica a quattro giorni (da lunedì a giovedì) per gli studenti di alcune classi di quinto anno di liceo, concentrando le lezioni in presenza sulle materie del diploma nazionale e trasferendo le restanti in modalità asincrona da casa. L’iniziativa mira a migliorare la qualità dell’apprendimento pre-esame, ridurre il carico burocratico e sperimentare metodi innovativi di insegnamento, ma solleva dubbi sull’effettiva copertura oraria e sull’impatto per le fasce più giovani.
Approfondiamo l'iniziativa ed il confronto con i paesi UE
Contesto e motivazioni del progetto pilota
Sperimentazione a Oradea
Dal 1° aprile 2025 il Liceo “Mihai Eminescu” di Oradea ha introdotto per le classi a XII una settimana scolastica di quattro giorni, dedicando le lezioni in presenza esclusivamente alle materie dell’esame di Stato e spostando tutte le discipline non valutate in modalità asincrona tramite piattaforma digitale.
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Obiettivi principali
1) Consentire maggior focalizzazione sugli argomenti di bacalaureat, riducendo le distrazioni da materie secondarie;
2) Offrire più tempo agli studenti per riposo, studio autonomo e attività extracurriculari, con ricadute positive sul benessere psico-fisico;
3) Testare orari flessibili e metodologie innovative in vista di una possibile estensione nazionale, come previsto dalle linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Modalità di attuazione e prime conseguenze
Orario compresso
Le giornate da lunedì a giovedì sono più lunghe di circa 30–40 minuti per garantire il monte ore annuale minimo, mentre il venerdì è libero per lezioni asincrone e approfondimenti;
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Formazione asincrona
Gli alunni ricevono materiali e progetti online con scadenze stabilite: il lavoro è svolto autonomamente, offrendo alta flessibilità ma imponendo forte responsabilità personale ;
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Primi feedback
Studenti grandi apprezzano il maggior focus su materie chiave e il recupero di energie tra una settimana e l’altra;
Genitori e insegnanti di classi minori esprimono timori sul reperimento di soluzioni di custodia il venerdì e sulla copertura degli altri cicli scolastici.
Confronto con il modello prevalente nei Paesi UE
Paese | Giorni di scuola /settimana | Note principali
Romania | 5 (5 moduli da lun a ven) | Sperimentazione 4 gg per alcune classi, ma norma attuale prevede 5 gg
Francia | 4½ – 5½ | Decreti del 2017 consentono 4 giorni (8 mezze giornate) previa approvazione locale; frequente il mezza-giornata di mercoledì
Germania | 5 | Orario scolastico deciso a livello regionale; nessun modello ufficiale a 4 gg
Italia. | 5 | lun–ven; in alcune regioni rientri pomeridiani fino al sabato mattina
Spagna. | 5 | Orario regionale, metà giornata mercoledì; weekend lungo non adottato.
fonte: "Organisation of primary education - Eurydice - European Union"
Diffusione globale
Oltre 2.100 scuole statunitensi in 25 Stati hanno già sperimentato la 4-day week per motivi di risparmio e reclutamento docenti.
Aspetti normativi UE e compatibilità
Competenza nazionale
In base all’articolo 165 TFUE, l’organizzazione del sistema educativo è di competenza degli Stati membri; l’UE supporta il dialogo e la cooperazione ma non impone modelli settimanali;
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Nessuna direttiva specifica
Non esistono direttive UE che vincolino il numero di giorni /settimana o ore / giorno, purché vengano rispettati i principi generali di accesso all’istruzione e di qualità;
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Raccomandazioni generali
​Le raccomandazioni della Commissione e del Consiglio sull’istruzione primaria e secondaria sottolineano la necessità di orari adeguati e inclusivi, senza proprio dettaglio giorno /settimana.
Conclusioni
L’esperimento romeno di settimana scolastica di quattro giorni rappresenta un passo importante nell’innovazione didattica, con potenziali benefici in termini di focalizzazione sugli esami e benessere degli studenti. Tuttavia, le criticità emerse (copertura delle ore, equità per tutti i cicli e gestione familiare) ne suggeriscono un’implementazione graduale e valutativa. A livello UE, non sussistono vincoli normativi riguardo ai giorni di lezione, perciò il modello romeno può procedere senza conflitti con il diritto comunitario, nel solco delle best practice internazionali e nel rispetto delle autonomie nazionali.
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IMPIANTATO IL PRIMO ORECCHIO BIONICO STAMPATO IN 3D
Eccezionale intervento ricostruttivo negli Stati Uniti apre le porte ad impensabili sviluppi nel campo della medicina rigenerativa e nei trapianti
Ha 20 anni, è messicana, e si chiama come una famoso apparato tecnologico diffuso da Amazon, Alexa. Da oggi, anche lei, ha qualcosa di futuribile impiantato nel proprio corpo. Un orecchio stampato in 3D realizzato con le cellule della stessa donna. Ne da notizia il New York Times e rappresenta un straordinario progresso nel campo dell’ingegneria dei tessuti. Il capolavoro si è reso possibile grazie alla tecnologia sviluppata da un’azienda biotech americana, la 3DBio Therapeutics, leader nella medicina rigenerativa attraverso la biostampa in 3D per fornire tessuti ed organi viventi, funzionali e personalizzati, progettati secondo le esigenze sanitarie dei pazienti. La paziente che ha ricevuto l’orecchio bionico fa parte di una sperimentazione clinica che comprende 11 pazienti. Alexa era affetta da microtia, un raro difetto congenito che rende la parte esterna dell’orecchio piccolo e deformato. L’intervento è avvenuto nel marzo scorso ma è stato comunicato solo adesso e tutto sta procedendo bene. Il fatto che le cellule che hanno ricostituito il nuovo orecchio provengano dal tessuto stesso del paziente fa ben sperare e bassa la probabilità di rigetto. Anzi, l’orecchio bionico sta continuando a rigenerare il tessuto cartilagineo, conferendogli un aspetto naturale.
Le fasi dell’intervento sono degne di nota: un chirurgo ha rimosso una parte di cartilagine dal moncone esistente della paziente ed assieme ad una stampa in 3D dell’altro orecchio sano, sono stati inviati all’azienda 3DBio. Qui le cellule viventi sono state mescolate con il bioinchiostro a base di collagene prodotto dall’azienda. Questo è stato inserito con una siringa nella biostampante, la quale ha spruzzato il materiale replicando l’orecchio sano della paziente, così come un qualunque processo di riproduzione in 3D. La forma dell’orecchio stampata è stata spedita in un guscio protettivo in celle frigorifere ed il chirurgo, ricevuto il pacco (magari proprio da Amazon…) ha impiantato l’orecchio bionico sotto la pelle della paziente. Quando la pelle è stata tesa attorno all’impianto, è emersa la forma del nuovo orecchio.
I dirigenti dell’azienda 3DBio affermano che tale tecnologia potrà essere usata in altre parti del corpo come il naso, i dischi spinali, il menisco del ginocchio e la cuffia dei rotatori. Ma apre la strada anche alla produzione in 3D di organi vitali ben più complessi come il fegato, i reni e persino il pancreas, rivoluzionando il settore dei trapianti e l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da gravi malattie. Certo, il percorso verso il trapianto in 3D di organi importanti del corpo umano è ancora molto lungo ma questa nuova tecnologia, che sta muovendo i primi passi, rappresenta un decisivo passo in avanti. La domanda da porsi adesso non è ‘se’ ma ‘quando’ sarà possibile. Sicuramente siamo testimoni di una rivoluzione scientifica che rappresenterà una pietra miliare nell’utilizzo della tecnologia 3D nei trapianti rigenerativi sull’essere umano.
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