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L'IDEA DELLA PIZZA AI TEMPI DI POMPEI
Un affascinante affresco ritrovato nel sito archeologico campano accende i fari su suggestioni antiche e riaccende le polemiche sull’origine di questo fantastico piatto.

Tutto accade tra le rovine di Pompei allorquando i ricercatori si sono imbattuti in un affresco raffigurante un piatto d'argento carico di vino, frutta e un pezzo di pasta piatto e rotondo con condimenti, che richiamava ad una pizza.
Proto-pizza potrebbe essere più simile, dato che la città di Pompei fu sepolta da un vulcano nel 79 d.C., quasi 2.000 anni prima che nascesse qualcosa che la civiltà moderna potesse riconoscere come una pizza. Ne da notizia il NYT.
In una dichiarazione resa pubblica, gli archeologi hanno insistito sul fatto che il piatto ritratto nell'affresco non significava che la storia della Pizza doveva essere riscritta: “mancano la maggior parte degli ingredienti caratteristici, vale a dire pomodori e mozzarella”, hanno detto.
Tuttavia l'impasto piatto e rotondo condito con melograno, spezie e quello che potrebbe essere stato un precursore del pesto potrebbe essere “un lontano antenato del piatto moderno”.
L'affresco è stato scoperto durante lo scavo nell'atrio di una casa in un'area dell'antico sito che è attualmente in fase di esplorazione. La casa era collegata a una panetteria, e il murale è una natura morta di un piatto d'argento con una tazza di vino, melograni, fichi, una ghirlanda di frutti di fragole gialle, datteri e noci. Ed appunto la pizza.
L'immagine è “abbastanza unica”, ha detto al NYT Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei. Anche se rientra in una categoria abbastanza comune di immagini di cibo chiamata "xenia" (offerte per gli ospiti) non è come la maggior parte delle centinaia di esempi che sono stati trovati nella città vesuviana.
Zuchtriegel ha dichiarato che la natura morta mostra un contrasto tra “un pasto modesto e semplice” ed i lussuosi vassoi d'argento dipinti con “stile e una tecnica sofisticati”, non diversamente da come la pizza, per quanto umile sia le sue origini, può ora essere trovata nei ristoranti stellati.
L'origine della pizza non è priva di polemiche. Può essere praticamente sinonimo di cucina italiana, ma ad alcuni piace sottolineare che l'impasto condito con erbe e formaggio ha avuto origine attraverso il Mar Ionio, nell'antica Grecia, e che Napoli era appunto una colonia greca. Per rinfocolare le polemiche un po' di tempo fa su The Greek City Times era uscito un articolo dal titolo
“La storia greca della pizza che gli italiani vogliono nascondere” che rivendicava tale origine.
Sempre secondo il NYT un recente studio degli scheletri di alcune delle vittime dell'eruzione del Vesuvio ha offerto approfondimenti sulle abitudini alimentari degli antichi abitanti di Ercolano, una città a nord a poca distanza da Pompei, scoprendo che questi erano soliti mangiare molti cereali ma le analisi effettuate non permettono di identificare il tipo di cereale.
Ma ci sono voluti secoli perché la pizza come la conosciamo si fatta strada dai forni antichi alle scatole da asporto.
Per cominciare, la salsa di pomodoro doveva essere inventata - e questo accadde solo dopo che i pomodori furono introdotti in Italia dopo il viaggio di Colombo nel nuovo mondo.
Come riporta il NYT la prima ricetta per la salsa di pomodoro si trova in un libro stampato nel 1692, da Antonio Latini, uno chef di Napoli. La mozzarella, invece, era citata nei documenti del XVI secolo.
Fu solo nel XIX secolo che la combinazione vincente di pomodori, mozzarella e basilico iniziò a mescolarsi. Secondo alcuni esperti il piatto può essere ricondotto ad uno chef di nome Raffaele Esposito, che si diceva l'abbia preparato per la regina di un'Italia appena unificata, Margherita di Savoia.
Il filo conduttore unisce il passato ad il presente, il mistero continua ed affascina per uno dei piatti più iconici della cucina anche contemporanea.

SI CHIAMA EMLEFT MA PARLA TOSCANO.
PISTOIA PROTAGONISTA DI UNA NUOVA TECNICA CHIRURGICA
Nel corso di una diretta streaming trasmessa negli Stati Uniti illustrati i risultati di un trattamento innovativo realizzato presso l’Ospedale San Jacopo.

MARE CALDUM
Allarme per l'aumento delle temperature nei mari.
Le gravi conseguenze dei cambiamenti climatici negli scatti di Copernicus
Esistono molte tecniche per gestire e trattare le fistole perianali di Crohn, una di queste parla pistoiese e rappresenta una eccellenza nel panorama internazionale in tale campo.
Il dottor Augustine Iroatulam è responsabile dell’ unità operativa di proctologia presso l’Ospedale San Jacopo, a Pistoia, dove, da tempo, presso il dipartimento di chirurgia diretto dal dottor. Sandro Giannesi, ha messo in atto una tecnica innovativa per la cura delle fistole perianali. Nel corso di un meeting promosso dalla rete televisiva americana AIS Channel, e trasmesso in diretta streaming, Iroatulam, assieme ad altri illustri colleghi internazionali, ha parlato di questa tecnica e dei ragguardevoli risultati raggiunti nel periodo dal 2018 ad oggi. Il nome tecnico è: EMLEFT, ossia l’acronimo di Extra-Mucosal Ligation and Extraction of Fistula.Consiste in un intervento mini invasivo con meno rischi di contaminazioni batteriche ed un recupero più rapido di guarigione del paziente, che non richiede ricovero ospedaliero ed è realizzato con anestesia locale, anche ambulatoriamente. Tra i vantaggi annoveriamo quello dell'assenza del rischio di incontinenza anale.
I dati sui pazienti trattati sono molto incoraggianti con un tasso di guarigione al 90% e recidiva confinata al 10%. Per precisione, i pazienti non guariti si sono rivelati quelli i cui interventi erano stati procrastinati a causa del Covid-19.
Per saperne di più proponiamo l’intervento in lingua inglese del Dott. Augustine Iroatulam nella diretta trasmessa su AIS Channel.
C’era una volta il mare nostrum della civiltà romana, adesso il Mediterraneo e le coste della Spagna che si affacciano sull’oceano sono sempre più calde.
L’immagine satellitare pubblicata da Copernicus nel mese di aprile scorso è, si potrebbe dire, per ossimoro, “agghiacciante” e fotografa bene lo stato di malattia avanzata in cui si trova il nostro pianeta.
Lo scatto di Copernicus illustra l'anomalia della temperatura superficiale del mare (SST) nel Mediterraneo e al largo delle coste atlantiche della penisola iberica e del Nord Africa, utilizzando i dati del Copernicus Marine Service. La visualizzazione evidenzia che le anomalie SST hanno raggiunto circa addirittura +3°C sopra il valore di riferimento il 10 aprile.
Questi risultati fanno eco ai dati preliminari della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, che hanno rivelato che la temperatura media globale della superficie marina ha raggiunto il massimo storico (dall'inizio delle registrazioni satellitari). In particolare, la superficie dell'oceano ha raggiunto una temperatura di 21,1°C all'inizio di aprile, superando il precedente massimo di 21°C registrato nel 2016.
Insomma, le conseguenze di questi cambiamenti climatici, anche a livello dei mari, impattano su tutto l’ecosistema, modificando radicalmente gli equilibri e le specie presenti in esse.

RITORNO ALLE ORIGINI DEL PANE
Mentre impazzano le mode di sandwiches sempre più carichi ed indigesti, veicoli di colesterolo e grassi, cresce il desiderio di riappropriarsi delle cose semplici e genuine, alla ricerca di un benessere ritrovato. Ecco perché il pane può tornare ad essere il protagonista della tavola.
Viviamo l’era del mordi e fuggi, dove le tendenze del cibo sono spesso teleguidate dai social. In campo alimentare, per esempio, i panini sono diventati delle vere e proprie aberrazioni grottesche: mostri trasudanti, gocciolanti, enormi, imbottiti, progettati per essere fotografati tanto quanto o più di quanto progettati per essere mangiati, insomma, citando un famoso Chef, dei veri e propri “mappazzoni”. Ci sono catene che, sul panino, ci hanno costruito un impero, e poi nel tempo si sono evolute per rispondere alle esigenze dei consumatori ma, in fin dei conti, il nostro corpo ha davvero bisogno di tutte quelle calorie e quei grassi, vere e proprie “bombe per il cuore”? E, soprattutto, non sarebbe necessario tornare al ruolo originale che, nella storia, ha ricoperto il pane? Sembra una modesta rivoluzione di fronte a questo eccesso, ma ritornare all’idea sarebbe un toccasana per la nostra salute. Per fare questo, affinché in un sandwich il pane non sia solo un attore che recita in un ruolo di secondo piano, occorre partire dalla qualità del prodotto e le panetterie, quelle inserite nei tessuti urbani dei quartieri lo hanno capito, offrendo un prodotto di alta qualità e lavorando per fornire un pane migliore alle loro comunità. Infatti, Il pane spugnoso e industriale che dipende da impasti e conservanti per la sua celebre morbidezza e la lunga durata di conservazione ha un sapore cattivo o nella migliore delle ipotesi insipido e spendere meno non equivale ad ottenere un risultato migliore.
Spendere più soldi per ingredienti migliori e più nutrienti è quindi un investimento che riguarda in primis la nostra salute.
Un panino è probabilmente il modo più popolare per mangiare il pane, ma come comporre una ricetta? Anche in questo caso ci aiuta la tradizione con le “ricette” di una volta. La chiave nella scelta è un pane leggero, con croste né troppo dure né troppo spesse. Anche la focaccia può essere un'ottima soluzione, così come la ciabatta o una buona baguette o la classica fetta di pane. Fondamentale è cercare armonia ed equilibrio nella costruzione e nel sapore, partendo dai ripieni dei sandwich, che non devono essere eccessivamente carichi sia nel numero che nella quantità, scegliendo da uno a tre elementi al massimo, bilanciali in proporzione tra loro, per permettere al pane di integrarsi con essi. Un po' di sale può fare la differenza come il nostro favoloso olio d’oliva: una leggera spruzzata sul pane aiuta.
Riscopriamo allora i semplici e saporiti sandwich al prosciutto, cotto o crudo di Parma, con una fetta di mortadella igp di Bologna oppure un salame nostrano, una fetta di formaggio ed il gioco è fatto. Per gli amanti della dieta ed i cultori vegetariani sta bene anche il classico mozzarella e pomodoro ed il pane fatto di farina integrale. Per gli amanti del panino gourmet burro, precedentemente reso spalmabile, ed acciughe sono il top, per gusto, sapore e salinità, una esplosione per le papille gustative. E come non pensare al dessert con una semplice fetta di pane ed un pezzo di cioccolato sopra, riscopri la merenda di quando eravamo ragazzi e tutto era più naturale. Concludono la carrellata due “trasgressioni”: pane ed uva e pane e gelato…provare per credere…
Insomma la salute passa necessariamente dalla tavola e con l’arrivo della bella stagione, oppure per un pranzo veloce nella pausa pranzo, per una merenda gustosa, il pane può tornare ad essere il protagonista troppo a lungo trascurato in nome di una cultura, quella del fast food, che lo ha relegato a contenitore e non, invece, ad alimento fondamentale per il benessere del nostro corpo.

80.000 tonnellate di plastica e spazzatura che galleggiano nell'Oceano Pacifico rappresentano un grave disastro ambientale. Ma la storia che stiamo per raccontarvi ha qualcosa di insolito e mai osservato prima: questa “isola, sorprendentemente, brulica di vita.
Ma, andiamo con ordine.
I biologi che hanno condotto questa ricerca hanno pescato spazzolini da denti, corde e frammenti di bottiglia rotti a migliaia di chilometri dalle coste della California trovandoli tempestati di cirripedi a collo d'oca e anemoni di mare nerissimi che luccicavano come bottoni, censendo ben 484 invertebrati marini di 46 specie aggrappati ai detriti, come riportato sulla rivista Nature Ecology & Evolution e ripresa, anche dal WSJ.
La spazzatura è il prodotto di correnti circolari che formano vortici i in cinque tratti degli oceani del mondo. La plastica e la spazzatura oceanica vengono trascinate in questi luoghi, dove formano vere e proprie isole. A cinque giorni di viaggio in barca dalle affascinanti coste della California si estende, per oltre 610.000 miglia quadrate, il Great Pacific Garbage Patch, la più grande di queste aggregazioni. I frammenti di "microplastica" lunghi meno di 5 millimetri rappresentano la maggior parte dei detriti, sospesi nell'acqua come chicchi di pepe, secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration.
Il team di ricercatori ha raccolto negli anni ben 105 pezzi di detriti tra cui reti, boe e oggetti domestici come stecchi e spazzolini da denti. Hanno fotografato e congelato gli oggetti prima di riportarli a terra. Sbarcati nei laboratori li hanno riportati alla temperatura ambiente, pezzo per pezzo, perlustrando il prezioso carico alla ricerca di segni di vita.
La maggior parte delle specie ritrovate sono chiaramente di provenienza costiera, trascinate a largo in una specie di viaggio in autostop, e questo c’era da aspettarselo per quell’innata lotta per la sopravvivenza tipica di ogni essere vivente. Ma la singolarità sta nel fatto che sulla Great Pacific Garbage Patch, sono stati trovate specie che, seppur fuori dal proprio habitat naturale non solo erano sopravvissuti ma persino crescevano e si riproducevano, e questa è davvero una scoperta..
Molti degli invertebrati come le ostriche del Pacifico, gli anemoni a strisce arancioni, oppure i vermi di pezza sono originari della costa del Giappone.Gli scienziati sospettano che siano stati risucchiati nell'oceano nel 2011 dallo tsunami che ha colpito la costa del paese asiatico.
La patch è anche un rifugio per gli animali che sono di casa in mare aperto. Tali specie, soprattutto lumache di mare e meduse dal bottone blu, si raccolgono più densamente dove c'è più plastica.
Gli scienziati ora sostengono che rimuovere tutto quel materiale significherebbe sradicare queste nuove formazioni vitali ma, il rovescio della medaglia, ben più grave, si annida in tutto il male che questa plastica provoca alla vita degli oceani, al suo habitat naturale e, conseguentemente, all’uomo. Trovare un punto di equilibrio non è cosa semplice. Ma certo l’evoluzione della specie segue ritmi e percorsi dettati dall’attività umana ed è responsabilità di questi ultimi cercare di preservare il pianeta nel migliore dei modi, soprattutto per le generazioni future.
SEGNALI DI VITA IN UN MARE DI PLASTICA
Anemoni e Cirripedi prosperano su spazzolini da denti e frammenti di bottiglia a migliaia di chilometri dalle coste californiane. La sensazionale scoperta da parte di un team di scienziati.

IL PARADOSSO SANITARIO
LA RICERCA AVANZA E SORPASSA I MEDICI
Farmaci e terapie sempre più innovative si scontrano con il ritardo nella preparazione del personale sanitario. Ecco che cosa sta accadendo e perché l’A.I. può essere la soluzione possibile.
Chi l’avrebbe mai detto che proprio nel campo della medicina avremmo assistito ad un vero e proprio paradosso: le scoperte vanno avanti più velocemente della preparazione dei sanitari che poi le devono mettere in pratica queste innovazioni e se questo sarà un problema nei prossimi anni, ma anche una opportunità per far nascere in futuro nuovi tipi di specializzazioni e personale sempre più preparato a quella che sarà la medicina del domani: un prodotto personalizzato come un abito fatto su misura. Inoltre l’Intelligenza Artificiale potrà assumere un ruolo decisivo, garantendo un progresso ordinato e gestibile.
Ma, andiamo con ordine.
Come riporta il WSJ, per un raro disturbo dello sviluppo neurologico, noto come sindrome di Angelman, gli studi clinici stanno testando quattro terapie all’avanguardia ed altri venti programmi di ricerca sono in corso e potrebbero produrre trattamenti pronti per passare alla sperimentazione umana nei prossimi anni.
Ma c’è un problema: questi farmaci, così come le terapie in fase di sviluppo per altre malattie, vengono somministrati attraverso procedure particolari come, per esempio, punture lombari, che non fanno parte della routine quotidiana dei medici.Si devono inoltre eseguire dei protocolli molto rigidi, per evitare pericolose complicazioni, oltre al monitoraggio continuo dei pazienti ed anche i farmaci stessi devono essere conservati in condizioni speciali, il che può richiedere una pianificazione ed un coordinamento complicati che pochi medici hanno fino ad oggi sperimentato.
Ecco il collo di bottiglia di cui parlavamo e che preoccupa il mondo della scienza: addestrare il personale. Insomma la ricerca dei farmaci corre più veloce di chi deve mettere in pratica queste nuove tecniche.
Questo accadrà ancora di più in futuro, dopo gli annunci da parte della multinazionale Moderna sulla scoperta di vaccini in grado di contrastare efficacemente due gravi malattie come il cancro e l’infarto. Infatti, queste nuove tecniche prevedono terapie personalizzate calibrate su ogni paziente malato che richiedono una grande preparazione sia nella fase di confezionamento che in quella della somministrazione.
Un altro esempio lampante ce lo riporta sempre il WSJ. Kite, società di proprietà di Gilead Sciences Inc., gestisce un programma di qualificazione della durata di circa sei mesi per medici e centri interessati a somministrare la terapia antitumorale CAR-T dell'azienda, Yescarta. La terapia, che ha ricevuto l'approvazione della F.D.A. lo scorso anno per il trattamento di seconda linea di adulti con un tipo di linfoma, prevede la reingegnerizzazione delle cellule dei pazienti e deve essere conservata a meno 150 gradi fino a quando non sarà pronta per essere utilizzata. Se le cellule riprogettate non rimangono congelate durante il trasporto e se non vengono scongelate in acqua la cui temperatura è costantemente monitorata in modo che rimanga nel giusto equilibrio, la terapia non può essere infusa nel paziente.
Gli Stati Uniti, avanguardia e tendenza in tutte le nuove scoperte anche in campo scientifico, si stanno organizzando per preparare il personale sanitario a queste nuove procedure. WSJ parla del caso Fast, Onlus fondata da genitori che sperano di trovare una cura per la sindrome di Angelman, e che sta donando 5 milioni di dollari per creare un centro presso il Rush University Medical Center di Chicago dove i medici riceveranno una formazione su come eseguire studi clinici e fornire terapie. Le tecniche apprese si applicheranno ad altri disturbi dello sviluppo neurologico, che spesso utilizzano trattamenti simili. Dopo un anno di pratica ed esperienza, i medici faranno ritorno nei propri centri per formare altro personale.
Occorre investire nella formazione per essere in grado di somministrare farmaci attraverso procedure particolari ed innovative, una nuova classe di medici sempre più specializzati sostituirà quelli generici, almeno che non venga in aiuto l’A.I., capace non solo di preparare ma anche di somministrate questi medicamenti, riducendo al minimo assoluto il rischio. Sarà compito dell’uomo impartire gli insegnamenti alle macchine, creare programmi in grado di intervenire sul paziente mediante bracci meccanici, anche a distanza ed è possibile che, in questo caso, il garante della privacy non avrà da eccepire nulla in merito all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale che tanto spaventa la natura umana, per la diffidenza che il connubio tra nuovo e diverso è in grado di attrarre. Ci vorrà tempo perché possa maturare ma il percorso è tracciato.
LAUREA, CIBO E DIVERTIMENTO
Secondo il report Istat 2022 sulle abitudini del cittadino medio, i laureati si divertono e mangiano fuori casa più degli altri. Ecco tutti i dati

L’Istat ha comunicato i dati 2022 relativi alle abitudini degli italiani nelle attività dedicate agli svaghi intesi come intrattenimenti, incontri con gli amici, partecipazione a spettacoli, pranzi o cene fuori casa. Emerge lo spaccato di persone alla ricerca degli equilibri e delle abitudini che avevano pre pandemia, con tutti i parametri in crescita.
Secondo l’Istituto di Statistica, nell’anno passato è aumentata la fruizione di almeno uno spettacolo o forma di intrattenimento (teatro, concerti, cinema, discoteca, spettacoli sportivi, ecc.) ma è ancora sotto i livelli pre Covid (49,5% contro il 64,6% del 2019).
Le quote di partecipazione agli eventi sono più elevate tra le donne rispetto agli uomini per musei/mostre (23,3% contro 21,8%) e teatro (13,5% contro 10,6%). Per gli uomini quote maggiori per spettacoli sportivi (25,9% contro 11,8%), discoteche (13,4% contro 10,9%), cinema (31,7% contro 29,6%) e concerti di musica (12% contro 10,5%).
Secondo i dati Istat i livelli di partecipazione a spettacoli e intrattenimenti sono più elevati nel Centro-nord rispetto al Mezzogiorno. La pandemia, che ha condizionato ovunque la fruizione degli eventi, ha però ridotto le distanze. Tassi di fruizione maggiori si rilevano tra le persone con titolo di studio più elevato.
Nel 2022 è pari al 10,8%, la percentuale di persone di 6 anni e più che vede tutti i giorni gli amici, in aumento rispetto al 7,4% del 2021, ma ancora al di sotto del valore del 2019 (13,7%).
Nel 2022, le persone che hanno mangiato fuori casa almeno una volta l’anno nel tempo libero sono l’82,3%, quota decisamente superiore a quella del 2021 (70,7%) e sostanzialmente in linea con quella registrata nel 2019 (83,4%).
L’abitudine a mangiare fuori casa nel tempo libero è più elevata tra i residenti nel Centro-nord (84,2% rispetto al 78,7 del Mezzogiorno).
Sono evidenti le disparità rispetto al livello di istruzione posseduto: mangia fuori casa il 92,1% dei laureati contro il 53,6% di chi ha al più la licenza elementare.