IL DRAGHI E' TRATTO
Nei meandri dei palazzi romani si racconta di un Draghi letteralmente furioso con Conte per il mancato voto sul DL aiuti da parte dei 5 Stelle. Abbandonando il suo usuale aplomb il premier è salito al Quirinale con l'intenzione di dimettersi in modo irrevocabile, sbattendo la porta a tutti quei partiti che lo hanno dapprima osannato e poi osteggiato nella guida del governo. E se un tessitore come l'ex governatore della BCE è arrivato a questo punto, davvero il limite è stato superato. Il Presidente Mattarella, pur condividendo totalmente il disagio, ha dovuto adoperare tutte le sue capacità di mediatore per parlamentarizzare la crisi e respingere le dimissioni, rinviando Draghi difronte alle Camere, mercoledì prossimo. Infatti il governo non ha avuto un voto di sfiducia ed è quella la sede dove i partiti dovranno dire effettivamente quali sono le loro reali intenzioni ed essere molto convincenti se vogliono avere una minima probabilità di far desistere Draghi dalle dimissioni.
Ma due cose propendono per una soluzione non elettorale: in primis nessuno, a parte la Meloni, ha intenzione di andare subito al voto, nemmeno Conte e poi nella storia della Repubblica non si sono mai svolte elezioni politiche in autunno. Pertanto un governo alla fine si farà, bisogna vedere se con Draghi e con chi e, soprattutto, se anche Mattarella sarà disposto a far continuare questo teatrino. Un fatto è certo, l'autunno rischia di essere dirompente, non solo per l'economia ma anche per la politica.
Il Direttore Fabrizio Giannini
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