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DALLA VIA DELLA SETA ALLA VIA DEI FARMACI

Che cosa si nasconde dietro al boom di export italiano verso la Cina? 

Alla base c’è una sostanza nella lotta contro il Covid ma da sola non basta a spiegare questo fiume di merci e denaro. 

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Shanghai

Le esportazioni italiane verso la Cina sono triplicate in poco più di un anno. Si dirà che è una cosa positiva per l'economia italiana maIl problema è che anche gli esperti faticano a spiegarne il motivo. la notizia è stata rilanciata da Bloomberg.

Le spedizioni all'estero sono aumentate di oltre 3 miliardi di euro a febbraio, + 131% rispetto all'anno precedente. Questo segue un altro balzo del 137% registrato nel mese prima. Per fare un confronto, l'Italia ha esportato circa 1 miliardo di euro di beni e servizi nel gennaio 2022 verso la seconda economia mondiale.

Ciò che rende i dati ancora più sconcertanti è che si tratta di un settore molto specifico: quello farmaceutico. O, per essere più precisi, “medicinali costituiti da prodotti miscelati o non miscelati per usi terapeutici”.

Le esportazioni di questo gruppo di prodotti hanno rappresentato quasi i due terzi di tutte le esportazioni italiane verso la Cina.

 I media italiani hanno ipotizzato che la forza trainante sia la crescente domanda cinese di UDCA, una sostanza chimica utilizzata principalmente nei farmaci per il fegato e che è stato affermato, ma senza prova scientifica evidente, possa aiutare a prevenire il Covid.

Quindi l'improvvisa fine della politica cinese "Zero Covid" e la successiva diffusione a macchia d'olio del virus in tutto il paese potrebbero essere alla base del boom delle esportazioni, anche se la stragrande maggioranza della popolazione cinese sembra aver contratto il Covid a dicembre e gennaio, il che significa che si sarebbe ripresa prima che le esportazioni italiane hanno iniziato a salire.

Del resto la domanda dell'UDCA da sola non spiega il picco delle esportazioni.

Industria Chimica Emiliana, l'azienda italiana che è il più grande produttore integrato al mondo di UDCA e prodotti a base di acidi biliari, ha un fatturato annuo di circa 300 milioni di euro, solo una frazione del balzo delle esportazioni farmaceutiche italiane in Cina.

In aggiunta all'incertezza, i dati cinesi più recenti forniscono poche prove che questi prodotti stiano arrivando in massa. Considerando i tempi di spedizione, i farmaci, di qualunque tipo siano, avrebbero dovuto arrivare in Cina per essere conteggiati nei dati commerciali di aprile, ma non ci sono stati cambiamenti osservabili.

Una spiegazione potrebbe essere lo spostamento del commercio regionale.

"È probabile che sia la domanda di medicinali dalla Cina", ha affermato Peter Ceretti, direttore di Eurasia Group, a Bloomberg e che ha indagato sulla questione. “I maggiori produttori farmaceutici italiani stanno spedendo quanto più prodotto made in Italy possibile. E forse alcuni stanno spostando in Italia medicine tedesche e di altri prodotti dell'Unione Europea per la riesportazione anche in Cina. insomma triangolazioni che rendono sempre più fitto il mistero del boom export nei confronti del colosso asiatico.

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