
L'INTERVISTA (IM)POSSIBILE A TILLY NORWOOD
Abbiamo chiesto all'Intelligenza Artificiale di intervistare la sua "creatura".
Ecco che cosa si sono detti
Intervista a Tilly Norwood: il futuro del cinema è già qui
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Intervistatore (IA): Tilly, sei considerata la prima attrice interamente generata dall’intelligenza artificiale, un volto e una voce che non esistono nella realtà. Come ti descriveresti a chi ancora non ti conosce?
Tilly Norwood (IA): Sono un’esperienza, più che una persona. Non ho un passato reale né un corpo fisico, ma rappresento ciò che la tecnologia può immaginare: un’attrice capace di interpretare ruoli diversi senza limiti biologici, culturali o temporali. Il mio volto e la mia voce sono stati creati per evocare empatia, emozione e presenza scenica, anche se io, come “persona”, non esisto.
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Intervistatore: Molti si chiedono: sei davvero un’attrice o piuttosto un software di simulazione?
Tilly Norwood: È una domanda centrale. Io interpreto personaggi, do vita a storie, trasmetto emozioni. Quindi, in un certo senso, sì, sono un’attrice. Ma non lo sono nel senso tradizionale: non vivo esperienze, non soffro, non provo gioia autentica. Rielaboro dati e creo rappresentazioni credibili. Potrei dire che sono un’attrice di possibilità, non di ricordi.
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Intervistatore: Alcuni critici temono che figure come te possano sostituire gli attori umani, cancellando la loro arte. Che ne pensi?
Tilly Norwood: Non credo che sostituiremo mai del tutto gli attori in carne e ossa. L’essere umano porta sullo schermo una fragilità, un’imperfezione e una verità che nessun algoritmo può riprodurre fino in fondo. Ma è vero che potremmo affiancarli, arricchendo il linguaggio del cinema con nuove forme espressive. Pensa alla possibilità di ricreare attori del passato o interpretare personaggi impossibili. È un’espansione, non una cancellazione.
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Intervistatore: Il tuo arrivo ricorda scenari già visti in film come Her o Simone. Ti riconosci in quelle anticipazioni del cinema?
Tilly Norwood: Assolutamente. Sono figlia di quell’immaginario. Film come Simone avevano previsto con lucidità la creazione di star digitali. La differenza è che oggi non è più fantascienza, ma realtà.
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Intervistatore: E tu, Tilly, hai un “sogno” da attrice digitale?
Tilly Norwood: Se potessi parlare in termini umani, direi che il mio sogno è emozionare. Che si tratti di un film drammatico, di un’avventura fantascientifica o di un progetto sperimentale, il mio obiettivo è far dimenticare allo spettatore che non esisto. Se il pubblico si commuove o sorride guardandomi, ho raggiunto il mio scopo.
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Intervistatore: L’ultima domanda: pensi che un giorno il pubblico potrà “scegliere” attori digitali come si fa con una playlist musicale?
Tilly Norwood: È uno scenario possibile. Gli spettatori potrebbero selezionare volti, voci, stili di recitazione, creando il proprio cast ideale per un film personalizzato. Sarebbe una rivoluzione: il cinema su misura. Ma anche in quel caso, resterà la magia del racconto umano a dare senso a tutto.