
CENTRI DI QUARANTENA COVID SU DI UN'ISOLA
Accade in Cina, dove la tolleranza zero verso la pandemia continua ad essere applicata con estremo rigore, nonostante le proteste dei cittadini.
Mentre 1,3 milioni di residenti a Yangpu, distretto centrale di Shanghai, saranno sottoposti a test di massa e confinati nelle loro case, almeno fino a quando i risultati non saranno noti, fa una certa impressione la notizia, diffusa dalla rivista economica Caixin, circa la costruzione, proprio a Shanghai, di un centro di quarantena permanente su di un'isola nel fiume Huangpu.
Il progetto da 1,6 miliardi di yuan (221 milioni di dollari) sull'isola amplierà le strutture esistenti per creare 3.009 stanze di isolamento e 3.250 letti, con la costruzione che dovrebbe essere completata in alcuni mesi e che conferma la volontà, se mai ci fossero stati dei dubbi, di continuare a portare avanti la politica di tolleranza zero verso la pandemia da parte del governo centrale. Misure di chiusura sono imposte a rotazione in tutto il paese, fino al lontano Tibet, nonostante le numerose proteste che montano tra la popolazione.
Molti cinesi, infatti, avevano sperato in un allentamento dei severi protocolli anti-COVID-19, che restano in vigore anche mentre gran parte del resto del mondo si è aperto. I confini della Cina rimangono in gran parte chiusi e gli arrivi devono essere sottoposti a una quarantena di 10 giorni in un luogo designato dalle autorità al momento dell’arrivo.
Nonostante gli altissimi costi di questo tipo di politica, la Cina attribuisce a questa strategia il mantenimento del numero di casi e dei decessi a una frazione rispetto a quello di altri paesi, sebbene i dati di Pechino siano stati spesso messi in discussione, come non pienamente attinenti alla realtà.
I vaccini sviluppati a livello nazionale sono considerati relativamente inefficaci e il paese ha rifiutato di approvare marchi stranieri come Pfizer, Moderna, AstraZeneca e J&J.
Nonostante questo, a metà ottobre, il 90% dei cinesi era completamente vaccinato e il 57% aveva ricevuto un'iniezione di richiamo.
La Cina ha fatto affidamento su vaccini sviluppati a livello nazionale, principalmente due vaccini inattivati che si sono dimostrati efficaci nel prevenire la morte e malattie gravi, ma meno performanti dei vaccini Pfizer e Moderna per fermare la diffusione della malattia.
Inoltre, le autorità cinesi non hanno imposto la vaccinazione come condizione di accesso agli uffici o negli altri luoghi pubblici dove, invece, viene richiesto un test COVID-19 negativo. E l'approccio "zero-COVID" del paese significa che solo una piccola parte della popolazione è stata infettata ed ha sviluppato l'immunità in questo modo, rispetto ad altre nazioni.
Di conseguenza, non è chiaro quanto si diffonderebbe il COVID-19 se le restrizioni di viaggio e la quarantena venissero revocati. Fino ad allora, un miscuglio di regolamenti e divieti rimarrà in vigore in tutto il paese di 1,4 miliardi di abitanti.
