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Cyberworld

Il Metaverso è un mondo parallelo che include realtà virtuale, realtà aumentata, Intelligenza Artificiale e Web 3.0.
Comprenderlo oggi significa intuire il futuro: l’unico limite è la nostra immaginazione

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Tilly Norwood, l’attrice che non esiste:

la rivoluzione

(e il rischio) del cinema nell’era

dell’intelligenza artificiale

 

Il debutto di una star digitale interamente generata dall’AI apre un dibattito globale su lavoro, autenticità e futuro della recitazione

 

Tilly Norwood è un’attrice che non esiste. Non ha un volto reale, non ha mai calcato un set, non ha un passato da raccontare se non quello inventato dai suoi creatori: il suo corpo, la sua voce, la sua personalità sono il frutto di un processo interamente digitale. A inventarla è stato lo studio britannico Particle6, attraverso la divisione specializzata Xicoia, guidata da Eline Van der Velden. Presentata al pubblico nel 2025 durante lo Zurich Summit del Festival del Cinema di Zurigo, Tilly si è mostrata in un breve sketch comico dal titolo AI Commissioner, un assaggio di ciò che potrebbe diventare un nuovo paradigma dell’intrattenimento: attori sintetici capaci di recitare, apparire sui social e persino firmare contratti, pur non esistendo nella realtà. L’obiettivo dichiarato dei creatori è ambizioso: far sì che Tilly diventi “la prossima Scarlett Johansson o Natalie Portman”, un’attrice capace di sostenere carriere di livello hollywoodiano pur senza un corpo fisico.

La sua nascita ha suscitato immediatamente un’ondata di reazioni. Da un lato c’è chi vede in Tilly una rivoluzione creativa, uno strumento capace di aprire orizzonti finora impensabili. Attori che non invecchiano, volti che si adattano a ogni esigenza narrativa, figure in grado di lavorare in contemporanea su più progetti senza limiti fisici: tutto questo potrebbe trasformare radicalmente la produzione cinematografica. Dall’altro lato, però, si è alzata una voce di forte preoccupazione dal mondo del cinema. Artisti del calibro di Whoopi Goldberg ed Emily Blunt hanno espresso timori molto concreti: la prima ha denunciato la perdita del legame umano che rende autentica una performance, la seconda ha parlato di “un’idea terrificante”, paventando la sostituzione progressiva degli attori in carne e ossa con copie digitali. E se per Van der Velden Tilly è soltanto un “tool”, un esperimento paragonabile all’avvento della CGI o dell’animazione, per molti altri questo passo segna l’inizio di una frattura profonda tra arte e tecnologia.

Le domande etiche e pratiche si moltiplicano. Da quali dataset è stata generata Tilly? Sono state utilizzate immagini e voci reali senza consenso? E soprattutto: chi possiede la sua immagine? Sul sito ufficiale dedicato all’attrice digitale è chiarito che la sua “persona” è interamente proprietà intellettuale di Particle6, con diritti riservati su ogni possibile utilizzo. È un precedente che apre scenari inquietanti: se un attore sintetico diventa un marchio, una proprietà privata, quale spazio resterà alla libertà artistica? E quali tutele avranno gli attori veri di fronte al rischio che le produzioni preferiscano investire su figure che non chiedono compensi milionari, non scioperano, non hanno limiti di età o di tempo?

Il fenomeno, per quanto sorprendente, non è stato del tutto imprevisto. Da decenni il cinema immagina e anticipa un mondo in cui esseri sintetici possano sostituire gli attori reali. Già nei primi anni 2000, film come S1m0ne di Andrew Niccol raccontavano di un’attrice digitale capace di incantare il pubblico fino a diventare una star globale. Più di recente, la pratica del “digital de-aging” o la ricostruzione digitale di attori scomparsi hanno mostrato le potenzialità di questa tecnologia. Ma Tilly rappresenta un salto ulteriore: non è la copia di nessuno, non è la proiezione giovanile di un volto noto, bensì una creazione autonoma, nata dal nulla e pensata per vivere soltanto nel mondo digitale.

Le prospettive sono molteplici. In un futuro non lontano, potremmo vedere figure come Tilly recitare in film interi, prestare la propria immagine a brand globali, popolare metaversi e videogiochi, o persino interagire direttamente con gli spettatori in esperienze immersive. Allo stesso tempo, però, l’emergere di queste attrici sintetiche renderà inevitabile la nascita di nuove regole: leggi che stabiliscano il diritto alla trasparenza (informare sempre il pubblico quando un personaggio è creato da AI), contratti per tutelare i lavoratori umani e normative per impedire abusi o deepfake non autorizzati.

La verità è che il futuro di Tilly Norwood, e di chi verrà dopo di lei, non dipende soltanto dalla tecnologia ma dalla volontà del pubblico. Il cinema vive della sospensione dell’incredulità, ma anche della capacità di empatia che nasce dal riconoscere nell’attore qualcosa di umano, imperfetto, irripetibile. Una Tilly perfetta, programmata per non sbagliare mai, rischia di affascinare senza emozionare. Eppure, proprio questa sua natura ibrida, sospesa tra il reale e l’irreale, potrebbe diventare il suo punto di forza: una lente con cui guardare noi stessi e il rapporto sempre più complesso tra umanità e intelligenza artificiale.

Oggi Tilly Norwood è ancora una curiosità, una provocazione, un esperimento che divide. Ma domani potrebbe essere la prima di una lunga serie di attori sintetici pronti a occupare un posto stabile nel panorama dell’intrattenimento. In fondo, come sempre, non è la tecnologia in sé a determinare il futuro: è il modo in cui decidiamo di usarla.

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Ecco come attacchi informatici sempre più sofisticati stanno trasformando le vacanze in un terreno fertile per i criminali digitali e cosa possiamo fare per difenderci.

Negli ultimi anni, la sicurezza digitale degli hotel è diventata una questione sempre più urgente e complessa, al punto che le vacanze dei turisti non sono più minacciate soltanto da imprevisti tradizionali come smarrire un bagaglio o subire un furto fisico, ma anche dal rischio invisibile di vedere trafugati i propri dati personali e finanziari. Gli attacchi informatici contro le strutture ricettive sono aumentati sensibilmente, sfruttando una combinazione di vulnerabilità tecnologiche e scarsa consapevolezza da parte di clienti e operatori del settore. In più occasioni, hacker hanno violato i sistemi gestionali degli alberghi, penetrando nei database dove vengono memorizzate informazioni sensibili come nomi, indirizzi, numeri di passaporto, dati delle carte di credito e persino preferenze di soggiorno. L’uso massiccio di tecnologie interconnesse — dai sistemi di prenotazione online ai software di gestione delle camere, fino alle reti Wi-Fi gratuite — ha ampliato la superficie d’attacco, rendendo gli hotel obiettivi particolarmente appetibili per il cybercrimine. Alcuni attacchi sono stati condotti con tecniche di phishing verso i dipendenti, altri sfruttando falle nei sistemi POS (Point of Sale) utilizzati per i pagamenti, o ancora reti Wi-Fi pubbliche non protette, che permettono a malintenzionati di intercettare il traffico dati dei clienti.

Oltre ai recenti casi di dati trafugati in diversi hotel di lusso, con l'immissione nel dark web dei documenti scansionati dei clienti a 5 stelle, il caso Marriott del 2018, con oltre 500 milioni di record rubati, resta uno degli esempi più eclatanti a livello mondiale, ma non è isolato: anche catene di piccoli alberghi hanno subito compromissioni silenziose e durature. Le conseguenze pratiche per i turisti possono essere gravi: frodi finanziarie, furti di identità, apertura di conti o contratti a loro nome, fino al ricatto diretto con minaccia di divulgare dati sensibili. Inoltre, una volta che le informazioni finiscono nella rete oscura, possono essere rivendute e sfruttate per anni, alimentando una catena di truffe difficilmente arginabile.

Per prevenire simili guai, è essenziale che i viaggiatori adottino comportamenti prudenti, come: evitare l’uso di reti Wi-Fi pubbliche senza VPN, utilizzare carte prepagate per i pagamenti in hotel, verificare l’autenticità delle comunicazioni ricevute e ridurre al minimo i dati forniti al momento del check-in. Allo stesso tempo, le strutture ricettive, oltre a smettere di fotocopiare i documenti degli ospiti, pratica largamente diffusa ed al limite del legale, dovrebbero investire seriamente in sicurezza informatica, implementando crittografia dei dati, segmentazione delle reti, sistemi di rilevamento delle intrusioni e formazione costante del personale. La vera sfida è culturale: finire di considerare la sicurezza digitale come un costo superfluo e iniziare a vederla come un elemento imprescindibile dell’esperienza di ospitalità. In un mondo dove l’identità digitale è tanto preziosa quanto un portafoglio pieno di contanti, partire in vacanza non dovrebbe mai significare abbassare la guardia, e gli hotel hanno la responsabilità — e l’interesse commerciale — di garantire che il soggiorno dei propri ospiti sia sicuro non solo tra le mura della camera, ma anche nello spazio invisibile delle reti e dei dati.

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LE UNIVERSITA’ SBARCANO NEL METAVERSO
Viene dal Canada il primo Campus virtuale, colmando distanze e creando opportunità illimitate per il futuro.

Le aule, i professori, gli studenti, tutti uniti nel Metaverso, in quello che si annuncia come il nuovo modo di studiare senza confini.
L’Università canadese Northlands ha lanciato il Northlands College Metaverse Campus, diventando uno delle prime istituzioni universitarie a stabilire una presenza completa nel Metaverso. Questo risultato preannuncia una nuova era di strumenti di apprendimento trasformativi mentre continuiano ad ampliare i confini dell’istruzione e dell’integrazione della tecnologia nel Saskatchewan settentrionale. Come dichiarato in una nota del gruppo, L’obiettivo principale del Northlands College Metaverse Campus è quello di “contribuire a colmare le grandi distanze, riunendo studenti, docenti e personale per accedere all'istruzione ed ai servizi”.
Karsten Henriksen, Presidente e CEO dell’Università  Northlands ha riconosciuto l'importanza di questi sviluppi epocali, dichiarando che “Il lancio del nostro campus nel Metaverso non è solo una pietra miliare per il Northlands College, ma anche un’opportunità per i membri delle nostre comunità di apprendere, crescere ed eccellere in un’area dell’Industria 4.0. Queste iniziative rappresentano il nostro costante impegno nel fornire ad educatori e studenti le risorse, il supporto e le piattaforme innovative necessarie per prosperare in un panorama del Nord digitale in continua evoluzione. Non stiamo semplicemente aprendo le porte; stiamo creando possibilità illimitate per il futuro del Nord”.
Con il crescente interesse per la formazione professionale unito alla crescita e alla diversificazione dell’economia, le competenze digitali sono essenziali per accedere a nuove opportunità di lavoro. Il nuovo campus Metaverse del College non solo aiuta a sviluppare tali competenze, ma supporta anche esperienze di apprendimento migliorate nelle aule virtuali del campus Metaverse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA NUOVA FRONTIERA DEL MATRIMONIO

DESTINAZIONE MATRIVERSO

Aumentano il numero dei matrimoni virtuali nel Metaverso. Come funzionano, che cosa occorre sapere, la posizione del legislatore, la visione della Chiesa e quale saranno le tendenze future.

Sarà la novità, sarà la voglia di misurarsi su qualcosa di diverso oppure sarà la crisi economica che attanaglia le famiglie ma sempre di più si sta sviluppando l’interesse verso un tipo di unione digitale che potrebbe diventare la nuova frontiera dei matrimoni. Stiamo parlando del Matriverso, ovvero dei matrimoni virtuali all'interno del Metaverso, che consentono alle coppie di scambiarsi i voti in un ambiente digitale completamente immersivo. In un matrimonio Metaverso, la coppia crea avatar digitali che rappresentano se stessi, la cerimonia si svolge in un mondo virtuale che può essere personalizzato per adattarsi alle proprie esigenze e possono essere molto più convenienti rispetto ai matrimoni tradizionali. Sposarsi nel Metaverso include la scelta di una piattaforma, la creazione di avatar, la progettazione del luogo, l'invito di ospiti e la selezione di un officiante virtuale.

Ma, andiamo con ordine.

Secondo i dati Istat, i matrimoni in Italia, dopo il boom registrato nel 1963, con 420 mila riti, ha segnato un calo progressivo e costante, culminato nel 2020, causa pandemia, con sole 97 mila matrimoni, ripresosi nel 2021, con oltre 180 mila eventi per poi assestarsi negli anni successivi con modesti incrementi. Il fattore trainante è rappresentato dal rito civile, mentre i matrimoni religiosi incidono solo per circa il 29% del totale. 

Adesso si sta sviluppando un nuovo modo di condividere un giorno speciale con la persona speciale, la famiglia e gli amici, in un luogo speciale, come il Metaverso, per una esperienza unica, coinvolgente ed indimenticabile. Si tratta di un matrimonio flessibile e fuori dagli schemi, un ambiente su misura, accessibile ad ogni latitudine e che celebra l’amore in un mondo e modo nuovo, sul web. 

Occorre una buona connessione internet, un computer oppure uno smartphone performante, un visore, un officiante virtuale, possibilmente un organizzatore di eventi nel Metaverso ed il gioco è fatto. Esistono in rete diverse piattaforme, come Decentraland, che permettono l’accessibilità a questo tipo di servizio.

Come per ogni matrimonio che si rispetti, per creare un evento degno di un giorno memorabile, occuparsi degli avatar partecipanti, scegliere location e quanto altro, occorre una attenta programmazione perché tutto fili liscio ed ecco farsi strada una nuova professione, il ‘Matriverso wedding Planner’, ovvero una persona incaricata all’organizzazione, che si occupi di tutto e, soprattutto risolva eventuali problemi tecnici che si possano materializzare nei confronti degli ospiti alle prese con i collegamenti. Inoltre il team incaricato si occuperà dell’invio degli inviti digitali per la cerimonia con incluse le istruzioni per l’uso, tenendo anche conto dei fusi orari in caso di ospiti internazionali provenienti da vari continenti.

Ma, parliamo di costi. Un Matriverso può variare da una spesa minima di 500 euro, con la scelta di opzioni minimal per le decorazioni e gli avatar, fino ad arrivare anche a 50 mila euro, quando si scelga una festa elegante, con animazioni, catering, musica con Dj, tutto chiaramente all virtual.

Il primo matrimonio in assoluto si è svolto un pò di tempo fa a Singapore tra il signore e la signora Chan, due persone che si erano incontrare nella vita reale ed hanno poi coronato il loro amore sul web. In questo caso, essendo ambedue residenti nella città asiatica, che riconosce la validità di tali unioni, il matrimonio è stato trascritto ed ha avuto il riconoscimento legale. Infatti, tale cerimonia, non ha ancora l’ufficialità certificata legalmente nella maggioranza dei paesi, compresa l’Italia. Può essere paragonata ad una promessa di matrimonio ma senza nessun vincolo successivo a contrarlo e quindi senza valore di legge. La Chiesa cattolica, invece, sempre molto attenta alla dottrina sociale, pur non esprimendosi ufficialmente in materia, già dai tempi di Papa Giovanni II, nella enciclica “Sollicitudo rei socialis” parlava che, seppur nei dettami offerti dal vangelo, la Chiesa è aperta all’evoluzione della società e, senza snaturarsi, si apre alle “cose nuove” suggerite dal fluire degli avvenimenti in cui si muove la vita degli uomini e delle società. Un’apertura visionaria su quello che potrebbe offrire il futuro dove, non ci stanchiamo mai di sottolinearlo, il solo limite è dato dalla nostra immaginazione.

NASCE IL METAVERSO DI SEUL
Complice l’alta tecnologia e gli investimenti promossi dal governo, la Corea del Sud si prepara a diventare il primo paese presente nella realtà virtuale

Prima c’era il maestro Franco Battiato che in una sua famosa canzone ci parlava de “l’era del cinghiale bianco”, adesso, invece, ci stiamo avviando verso l’era del Metaverso. I tempi cambiano ed anche le prospettive.
Lo sviluppo dell’innovazione tecnologica è da sempre il cavallo di battaglia della Corea del Sud, basti pensare ai colossi Samsung ed Lg ma oggi lo è ancora di più dopo le parole del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol che afferma che la tecnologia è una priorità nazionale ed il conseguente annuncio fatto dal governo di un investimento di ben 170 milioni di dollari nel cosiddetto mondo Metaverso, e cioè nella realtà virtuale e nelle sue tecnologie digitali.
I fondi stanziati permetteranno al paese di far parte delle prime nazioni negli sviluppi di questo mondo entro il 2026.  La Corea del Sud, insomma, è destinata a diventare una potenza del Metaverso.
Come sappiamo Il Metaverso si riferisce a una rete di mondi virtuali 3D, in genere accessibili tramite visori e avatar di realtà virtuale, come parte di un Internet decentralizzato o Web 3.0, costruito attorno a blockchain, la tecnologia alla base delle criptovalute.
An Dong-wook, presidente e amministratore delegato della società di intelligenza artificiale e Metaverso della Corea del Sud, Miso Information Technology,  in una intervista a Forkast, ritiene che internet abbia “aiutato gli esseri umani a superare i limiti di tempo e spazio, ma non è efficace in situazioni che richiedono comunicazione di persona o interazioni emotive. Ecco perché il Metaverso si sta sforzando di produrre la replica di un ambiente di vita reale”.
Egli ritiene che la Corea del Sud abbia il potenziale per guidare l'era del Metaverso, alimentata dalla popolarità globale dei contenuti culturali del paese, come il K-pop, aggiungendo che i locali si adattano rapidamente alle nuove tecnologie.
E proprio grazie all’input dato dal governo, molte aziende sudcoreane e le amministrazioni locali stanno investendo massicciamente in progetti riguardanti il mondo del Metaverso.
La capitale Seul sta costruendo la sua replica virtuale in un progetto per fornire ai cittadini servizi civili digitali.
La provincia orientale di Gyeongbuk si è auto proclamata "capitale del Metaverso" della Corea del Sud, annunciando un'iniziativa quinquennale per investire 13,8 milioni di dollari in tale settore.
Il gigante sudcoreano di Internet Naver ha creato Zepeto, una piattaforma Metaverso tra le più grandi in Asia come numero di aderenti. L'unità operativa di Naver che si occupa di questo mondo virtuale, si è unita alla blockchain di Solana per sviluppare una nuova piattaforma ZepetoX, che dovrebbe consentire agli utenti di monetizzare le proprie attività con entrate in criptovaluta.
Anche le istituzioni finanziarie e le banche della quarta maggiore economia asiatica sono entrate nel Metaverso.
Shinhan Financial Group, KB Kookmin Bank e NH Nonghyup Bank, hanno lanciato filiali o proprie piattaforme virtuali per attirare gli esperti di tecnologia verso i loro prodotti finanziari.
Il Ministero della Scienza della Corea del Sud definisce il Metaverso come uno spazio in cui la realtà virtuale e quella fisica convergono affinché persone o oggetti possano interagire e creare valore economico, sociale e culturale. Le autorità hanno persino affermato che non regoleranno le piattaforme del Metaverso secondo le leggi esistenti per gli sviluppatori di giochi e questo avviene mentre il settore dei videogiochi della Corea del Sud rimane vincolato a regole rigide, per di più obsolete ed ingiuste. Infatti i videogiochi sono generalmente visti in quel paese come la nemesi di scolari e adolescenti, in quanto la pressione per ottenere voti più alti e nelle migliori università è particolarmente intensa. Solo quest'anno la Corea del Sud ha abolito la cosiddetta Shutdown Law, che era in vigore da 10 anni e vietava ai giocatori di età inferiore ai 16 anni di giocare online tra mezzanotte e le sei del mattino.
Insomma,  Il Metaverso è visto come una potenziale nuova piattaforma per vari settori come i giochi, l'intrattenimento, i social media, l'e-commerce e l’istruzione. Questo tipo di tecnologie possono anche favorire l'obiettivo della Corea del Sud di creare un nuovo hub culturale globale promuovendo e consentendo l'esportazione di contenuti sudcoreani come giochi, musica e intrattenimento, al pubblico globale. Un investimento proiettato verso il futuro, favorito soprattutto dalla presenza di tantissimi giovani cittadini abituati a convivere con l’innovazione tecnologica. 

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IL METAVERSO TRA PRESENTE E FUTURO
Intervista a Massimo Canducci, Chief Innovation Officer di Engineering

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  IL METAVERSALISTA

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