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LA BATTERIA ALLUNGA LA VITA
Una scoperta incredibilmente semplice estende la durata delle batterie agli ioni di litio del 50%, il che significa che non dovrai sostituirla così spesso
Sostituire la batteria dello smartphone o del laptop solo perché smette di mantenere la carica può essere molto costoso, anche perché talvolta si preferisce cambiare direttamente l’apparato per avere una rinnovata efficienza. Ma una nuova ricerca delinea un modo per dare alle comuni batterie agli ioni di litio una durata molto più lunga, a partire dal loro primo ciclo di carica.
In un nuovo studio pubblicato il 29 agosto sulla rivista Joule,
I risultati a cui sono giunti i ricercatori dimostrano un approccio generalizzabile per comprendere ed ottimizzare questo passaggio cruciale nella produzione di batterie.
Tecnicamente una tipica batteria agli ioni di litio ha un elettrodo positivo e uno negativo in una soluzione elettrolitica contenente ioni di litio. Quando si carica la batteria, gli ioni di litio si spostano nell'elettrodo negativo. Quindi, quando si utilizza la batteria e si consuma la sua carica, gli ioni di litio si spostano dall'elettrodo negativo a quello positivo. Il flusso avanti e indietro di ioni facilita la corrente elettrica che alimenta un dispositivo.
Una nuova batteria agli ioni di litio è completamente scarica: l'elettrodo positivo è pieno di litio e l'elettrodo negativo ha molto spazio per far fluire gli ioni di litio. Ma alla prima carica, parte del litio nella batteria rimane incastrato sulla superficie dell'elettrodo negativo. Il litio intrappolato, insieme ad altri componenti della soluzione elettrolitica, diventa parte di uno strato chiamato interfase elettrolitica solida (SEI). Questa racchiude l'elettrodo negativo, proteggendolo dalle reazioni collaterali che causano un'ulteriore perdita di litio e quindi riducono la durata della batteria.
Di solito, i produttori caricano prima lentamente la batteria per creare una SEI stabile. Ma questo non è sempre l'approccio più conveniente e studi recenti dimostrano che caricare la batteria rapidamente non ha necessariamente un impatto negativo sulla durata della batteria, anzi.
Nel nuovo studio, due fattori, la corrente e la temperatura durante la prima carica, hanno attirato l’attenzione dei ricercatori.
Caricare la batteria in circa 20 minuti, invece delle classiche 10 ore circa, ha esteso la durata complessiva della batteria di circa il 50%.
Aumentare la temperatura da temperatura ambiente a 55 gradi ha avuto un effetto simile, migliorando la durata della batteria in media del 57%. Tale miglioramento deriva probabilmente da modifiche nella composizione SEI che la rendono più robusta, hanno affermato i ricercatori.
HAI LA VASCA? USA UMBRA ACQUALA
Un elegante vassoio da bagno posizionato di fronte alla vasca può fornire tutto ciò che potresti desiderare per una esperienza indimenticabile e rilassante.
Volersi bene, senza spendere un patrimonio. Luci diffuse generate da candele profumate, una musica rilassante, la schiuma, godersi un momento di assoluta tranquillità dopo una faticosa giornata. E’ possibile, possedendo una semplice vasca ed organizzando un bagno terapeutico per la propria psiche. Ma per rendere il momento davvero indimenticabile occorre un accessorio che permetta di appoggiare un libro, un bicchiere di buon vino ed anche lo smartphone, senza correre il rischio che qualcosa cada in acqua, compromettendo la ricerca del momento di relax. Questo prodotto esiste ed ha un nome: Umbra Acquala. Si tratta di un elegante vassoio da bagno in bambù ben progettato, con un corpo in legno e gambe in metallo regolabili, facile da posizionare su di una vasca ed esteticamente gradevole da non creare problemi a lasciarlo in bella mostra anche dopo il suo utilizzo. Se a questo si aggiunge il prezzo contenuto (su Amazon si trova a poco più di 40 euro) ecco allora chela magia può andare in onda.Perché è fantastico: il contenitore per vasca da bagno Umbra Aquala è ben realizzato, con scomparti che includono un supporto per il bicchiere, uno slot per lo smartphone, ritagli nella parte posteriore per appendere oggetti come un rasoio o una luffa ed un supporto per un libro o un tablet. Un consiglio: procurarsi anche un cuscino da vasca, così da realizzare in pieno quel momento di rigenerazione spirituale fondamentale per ritrovare il giusto equilibrio.
PREDIRE LA SALUTE FUTURA
La Gran Bretagna sta realizzando il più grande progetto mondiale di prevenzione ed il motivo è molto semplice.
Molti sistemi sanitari stanno lottando con un eccesso di domanda post Covid-19, anche se forse nessuno più del Servizio sanitario nazionale del Regno Unito. Uno dei motivi è la mancanza di cure preventive.Ma cosa accadrebbe se potessi scoprire in anticipo la probabilità di contrarre determinate malattie come il diabete, la demenza o il cancro e adottare misure per cercare di fermare, o almeno rallentare, l’inevitabile?Questo è ciò che gli scienziati e i medici di Our Future Health sperano di ottenere in quella che potrebbe diventare la più grande iniziativa di ricerca sanitaria al mondo. Il programma è iniziato ad ottobre con l'obiettivo di iscrivere 5 milioni di adulti. I volontari sono arrivati a un milione in due mesi, secondo Raghib Ali, il medico a capo dell’iniziativa.Data la mancanza di cure per alcune malattie come la demenza, c’è qualche vantaggio nello scoprire in anticipo se è probabile che tu sia uno di quelli sfortunati?Il primo feedback per i volontari dovrebbe essere disponibile verso la fine del prossimo anno, dice Ali, anche se si concentrerà su malattie meno gravi come il diabete.“Ciò che stiamo cercando di fare attraverso Our Future Health non è solo aumentare la durata della vita, ma anche aumentare la durata della salute”, ha detto Ali in un’intervista. Vogliamo garantire che “le persone non solo vivano più a lungo, ma anche in buona salute più a lungo”.Altri paesi hanno creato archivi di dati simili, ma nessuno di queste dimensioni. Il programma di ricerca All of Us negli Stati Uniti invita un milione di persone a contribuire alla creazione di un database sanitario diversificato, mentre iniziative equivalenti esistono in Scandinavia e Dubai.
LA NUOVA VITA DELLE VECCHIE TV A LED
Non sempre occorre rottamare la nostra obsoleta televisione per vedere i nuovi canali digitali oppure utilizzarla in streaming su internet.
Ecco come trasformarla in una smart Tv senza spendere un patrimonio.
In una società dove la tecnologia rende obsoleta qualunque attrezzatura elettronica nel volgere di poco tempo, la stessa tecnologia, se usata nel giusto criterio, può venire in aiuto e trasformare un vecchio apparecchio in qualcosa di moderno ed innovativo. Ci stiamo riferendo al campo delle televisioni. Quante volte vi hanno detto ed abbiamo considerato da rottamare la nostra vecchia tv, ormai superata in prestazioni, dopo l’avvento delle televisioni che si collegano ad internet e, soprattutto, per l’avvento della nuova tecnologia dei canali digitali? Ed ecco che semplici ma ancora efficaci televisori a Led od al plasma sono diventati oggetti ingombranti di cui disfarsene. Complice anche la pubblicità con strepitose offerte che inducono al consumo, forse non molti sanno che basta investire una cifra ragionevole per trasformare il vostro vecchio tv in un apparato performante. In questo articolo vi spighiamo come farlo in pochi semplici passi.
Innanzitutto la vostra Tv deve possedere almeno una porta Hdmi, termine magico attraverso il quale poter collegare in forma esterna sistemi tecnologici moderni che permettano di poter ancora utilizzare appieno la vostra televisione. Quasi tutte le tv Led hanno sul retro almeno un ingresso di tale sistema. Infatti, attraverso questa porta Hdmi è possibile inserire il cavo che permette di collegare un decoder esterno di ultima generazione e vedere così magicamente tutti gli oltre duecento canali digitali. In questo modo si bypassa il sistema analogico di ricerca dei canali della vostra vecchia tv e si accede alla nuova piattaforma senza cambiare la tv stessa. Il costo di tale apparecchiatura è molto limitato, circa 20 euro, e si può trovare tranquillamente nel reparto di elettronica dei più grandi supermercati, o nei centri commerciali o, per chi non si vuole spostare da casa, ordinarlo direttamente su Amazon. Già con questo primo passo abbiamo reso nuova vita alla tv, tornata a nuovo splendore, da utilizzare magari per una casa vacanza o come secondo, terzo televisore per la famiglia.
Se poi vi vuole andare oltre e trasformare la vecchia televisione a Led in una smart tv, collegandola ad internet, non occorre, anche in questo caso, cambiare apparecchio, ma solo integrarlo con le nuove tecnologie che, anche in questo caso, ci vengono in aiuto. Basta acquistare una chiavetta che, sempre inserita nella porta Hdmi, si collega alla vostra rete internet di casa e vi fa accedere non solo alla navigazione tramite browser, YouTube, Mediaset Premium o Rai Play ma anche ai vostri eventuali abbonamenti Netflix, Now tv, Disney, Prime o quant’altro e tutto attraverso un semplice gesto. La spesa, in questo caso sale un poco ma c’è la possibilità di scegliere tra vari tipi di chiavetta: la fire tv stick creata da Amazon che al costo di circa 30 euro ha anche il comando vocale di Alexa incluso oppure Chromecast Tv di Google, dal costo di circa 60 euro. C’è anche Apple TV a 169 euro, ma questo è un mondo a parte e si interconnette anche con iPhone ed iPad della famiglia per accedere alla tv di Apple con un costo mensile di abbonamento (da 6.99 euro al mese) che permettono di visionare contenuti esclusivi e dove la tv digitale è più marginale rispetto agli altri sistemi.
Quindi, ricapitolando, con una spesa di circa 50/80 euro si può rendere la propria televisione un apparecchio in grado di vedere non solo i canali tv digitali ma anche trasformarsi in una vera e propria smart Tv, collegata ad internet, senza bisogno di cambiarla e spendere ben altri importi. In un periodo di crisi economica come questo anche un semplice accorgimento può aiutare a rimanere performanti al minimo costo.
Infine, per gli amanti del cult del cinema, sempre attraverso una porta Hdmi, si può collegare un videoregistratore dvd e proiettare vecchie o nuove pellicole su cd. Insomma, tanti buoni motivi per non gettare il vostro vecchio televisore e risparmiare un bel pò di soldi.
L'IDEA DELLA PIZZA AI TEMPI DI POMPEI
Un affascinante affresco ritrovato nel sito archeologico campano accende i fari su suggestioni antiche e riaccende le polemiche sull’origine di questo fantastico piatto.
Tutto accade tra le rovine di Pompei allorquando i ricercatori si sono imbattuti in un affresco raffigurante un piatto d'argento carico di vino, frutta e un pezzo di pasta piatto e rotondo con condimenti, che richiamava ad una pizza.
Proto-pizza potrebbe essere più simile, dato che la città di Pompei fu sepolta da un vulcano nel 79 d.C., quasi 2.000 anni prima che nascesse qualcosa che la civiltà moderna potesse riconoscere come una pizza. Ne da notizia il NYT.
In una dichiarazione resa pubblica, gli archeologi hanno insistito sul fatto che il piatto ritratto nell'affresco non significava che la storia della Pizza doveva essere riscritta: “mancano la maggior parte degli ingredienti caratteristici, vale a dire pomodori e mozzarella”, hanno detto.
Tuttavia l'impasto piatto e rotondo condito con melograno, spezie e quello che potrebbe essere stato un precursore del pesto potrebbe essere “un lontano antenato del piatto moderno”.
L'affresco è stato scoperto durante lo scavo nell'atrio di una casa in un'area dell'antico sito che è attualmente in fase di esplorazione. La casa era collegata a una panetteria, e il murale è una natura morta di un piatto d'argento con una tazza di vino, melograni, fichi, una ghirlanda di frutti di fragole gialle, datteri e noci. Ed appunto la pizza.
L'immagine è “abbastanza unica”, ha detto al NYT Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei. Anche se rientra in una categoria abbastanza comune di immagini di cibo chiamata "xenia" (offerte per gli ospiti) non è come la maggior parte delle centinaia di esempi che sono stati trovati nella città vesuviana.
Zuchtriegel ha dichiarato che la natura morta mostra un contrasto tra “un pasto modesto e semplice” ed i lussuosi vassoi d'argento dipinti con “stile e una tecnica sofisticati”, non diversamente da come la pizza, per quanto umile sia le sue origini, può ora essere trovata nei ristoranti stellati.
L'origine della pizza non è priva di polemiche. Può essere praticamente sinonimo di cucina italiana, ma ad alcuni piace sottolineare che l'impasto condito con erbe e formaggio ha avuto origine attraverso il Mar Ionio, nell'antica Grecia, e che Napoli era appunto una colonia greca. Per rinfocolare le polemiche un po' di tempo fa su The Greek City Times era uscito un articolo dal titolo
“La storia greca della pizza che gli italiani vogliono nascondere” che rivendicava tale origine.
Sempre secondo il NYT un recente studio degli scheletri di alcune delle vittime dell'eruzione del Vesuvio ha offerto approfondimenti sulle abitudini alimentari degli antichi abitanti di Ercolano, una città a nord a poca distanza da Pompei, scoprendo che questi erano soliti mangiare molti cereali ma le analisi effettuate non permettono di identificare il tipo di cereale.
Ma ci sono voluti secoli perché la pizza come la conosciamo si fatta strada dai forni antichi alle scatole da asporto.
Per cominciare, la salsa di pomodoro doveva essere inventata - e questo accadde solo dopo che i pomodori furono introdotti in Italia dopo il viaggio di Colombo nel nuovo mondo.
Come riporta il NYT la prima ricetta per la salsa di pomodoro si trova in un libro stampato nel 1692, da Antonio Latini, uno chef di Napoli. La mozzarella, invece, era citata nei documenti del XVI secolo.
Fu solo nel XIX secolo che la combinazione vincente di pomodori, mozzarella e basilico iniziò a mescolarsi. Secondo alcuni esperti il piatto può essere ricondotto ad uno chef di nome Raffaele Esposito, che si diceva l'abbia preparato per la regina di un'Italia appena unificata, Margherita di Savoia.
Il filo conduttore unisce il passato ad il presente, il mistero continua ed affascina per uno dei piatti più iconici della cucina anche contemporanea.
ARRIVA LO SCARAFAGGIO CYBER CHE SALVA LA VITA
Scienziati giapponesi hanno sviluppato tecnologie all’avanguardia da far indossare ad insetti in caso di calamità dovute a terremoti.
Arriva dal Giappone, terra ad alta densità sismica, una notizia destinata a fare scalpore ma che, in un futuro prossimo, potrà salvare tante vite umane, vittime di disastri da eventi tellurici e rimaste intrappolate sotto tonnellate di macerie e che potrebbero essere localizzate con i primi soccorsi da uno sciame di scarafaggi cyber.
Ma andiamo con ordine.
L’agenzia di stampa Reuters riporta la notizia di una recente scoperta ad opera di ricercatori giapponesi che hanno dimostrato la capacità di montare "zaini" di celle solari ed elettronica sugli insetti e controllarne il movimento tramite un semplice telecomando.
Il professor Kenjiro Fukuda ed il suo team del Thin-Film Device Laboratory presso il colosso di ricerca giapponese Riken hanno sviluppato una pellicola flessibile a celle solari spessa 4 micron, circa 1/25 della larghezza di un capello umano e che può adattarsi all'addome dell’insetto. Questa pellicola sottilissima consente allo scarafaggio di muoversi liberamente mentre la cella solare genera energia sufficiente per elaborare e inviare segnali direzionali negli organi sensoriali sui quarti posteriori dell'insetto.
Fukuda e il suo team hanno scelto per questi esperimenti gli scarafaggi del Madagascar in quanto abbastanza grandi da trasportare l'attrezzatura e non hanno ali che si possano interporre. Anche quando lo zaino e la pellicola sono incollati alla schiena, gli insetti possono attraversare piccoli ostacoli o raddrizzarsi quando vengono capovolti.
La ricerca ha ancora molta strada da percorrere.
La prossima sfida è la miniaturizzazione dei componenti in modo che gli insetti possano muoversi più facilmente e consentire il montaggio di sensori e persino telecamere. Kakei ha detto di aver costruito lo zaino cyborg con soli 5.000 yen, cioè circa 35 euro.
Lo zaino e la pellicola possono essere rimossi, consentendo agli scarafaggi di tornare in vita nel terrario del laboratorio.
Oltre all’utilizzo in modalità di soccorso in caso di catastrofe, Fukuda intravede ampie applicazioni per la pellicola delle celle solari, composta da strati microscopici di plastica, argento e oro. Essa potrebbe essere incorporata negli indumenti o nei cerotti cutanei da utilizzare nel monitoraggio dei segni vitali. In una giornata di sole, ha affermato lo scienziato, un ombrello coperto con tale materiale potrebbe generare elettricità sufficiente per caricare un telefono cellulare. I settori di applicazione sono davvero infiniti.