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I centri commerciali in Italia stanno cercando di recuperare il ruolo che avevano nel periodo pre pandemico.

I dati sull'osservatorio 2022 indicano miglioramenti ma anche criticità. 

C'è ancora un futuro per questo tipo di mercato? 
 

IMPIANTATO IL PRIMO ORECCHIO BIONICO STAMPATO IN 3D

Eccezionale intervento ricostruttivo negli Stati Uniti apre le porte ad impensabili sviluppi nel campo della medicina rigenerativa e nei trapianti


Ha 20 anni, è messicana, e si chiama come una famoso apparato tecnologico diffuso da Amazon, Alexa. Da oggi, anche lei, ha qualcosa di futuribile impiantato nel proprio corpo. Un orecchio stampato in 3D realizzato con le cellule della stessa donna. Ne da notizia  il New York Times e rappresenta un straordinario progresso nel campo dell’ingegneria dei tessuti. Il capolavoro si è reso possibile grazie alla tecnologia sviluppata da un’azienda biotech americana, la 3DBio Therapeutics, leader nella medicina rigenerativa attraverso la biostampa in 3D per fornire tessuti ed organi viventi, funzionali e personalizzati, progettati secondo le esigenze sanitarie dei pazienti. La paziente che ha ricevuto l’orecchio bionico fa parte di una sperimentazione clinica che comprende 11 pazienti. Alexa era affetta da microtia, un raro difetto congenito che rende la parte esterna dell’orecchio piccolo e deformato. L’intervento è avvenuto nel marzo scorso ma è stato comunicato solo adesso e tutto sta procedendo bene. Il fatto che le cellule che hanno ricostituito il nuovo orecchio provengano dal tessuto stesso del paziente fa ben sperare e bassa la probabilità di rigetto. Anzi, l’orecchio bionico sta continuando a rigenerare il tessuto cartilagineo, conferendogli un aspetto naturale.
Le fasi dell’intervento sono degne di nota: un chirurgo ha rimosso una parte di cartilagine dal moncone esistente della paziente ed assieme ad una stampa in 3D dell’altro orecchio sano, sono stati inviati all’azienda 3DBio. Qui le cellule viventi sono state mescolate con il bioinchiostro a base di collagene prodotto dall’azienda. Questo è stato inserito con una siringa nella biostampante, la quale ha spruzzato il materiale replicando l’orecchio sano della paziente, così come un qualunque processo di riproduzione in 3D. La forma dell’orecchio stampata è stata spedita in un guscio protettivo in celle frigorifere ed il chirurgo, ricevuto il pacco (magari proprio da Amazon…) ha impiantato l’orecchio bionico sotto la pelle della paziente. Quando la pelle è stata tesa attorno all’impianto, è emersa la forma del nuovo orecchio.
I dirigenti dell’azienda 3DBio affermano che tale tecnologia potrà essere usata in altre parti del corpo come il naso, i dischi spinali, il menisco del ginocchio e la cuffia dei rotatori. Ma apre la strada anche alla produzione in 3D di organi vitali ben più complessi come il fegato, i reni e persino il pancreas, rivoluzionando il settore dei trapianti e l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da gravi malattie. Certo, il percorso verso il trapianto in 3D di organi importanti del corpo umano è ancora molto lungo ma questa nuova tecnologia, che sta muovendo i primi passi, rappresenta un decisivo passo in avanti. La domanda da porsi adesso non è ‘se’ ma ‘quando’ sarà possibile. Sicuramente siamo testimoni di una rivoluzione scientifica che rappresenterà una pietra miliare nell’utilizzo della tecnologia 3D nei trapianti rigenerativi sull’essere umano.

 

Centro commerciale

Reno your retail partners ha recentemente pubblicato l’osservatorio 2022 sull’andamento dei centri commerciali in Italia. Il mercato cerca di rialzarsi da una crisi profonda causata dai periodi di chiusura durante i lockdown dovuti al Covid ricercando nuove formule per tornare attrattivo e provare a battere la forte concorrenza del commercio online che, proprio a causa della pandemia, si è, al contrario, notevolmente rafforzato. 

I dati riportano luci ed ombre, con vetrine sempre più chiuse a causa dell’aumento dell’inflazione e dell’adeguamento Istat degli affitti, sempre minore tempo trascorso nei centri commerciali anche se riprende la circolazione dei clienti e si cerca di guardare al futuro con nuove aperture. 

 

Ecco i numeri più significativi, diffusi da Confimprese:

  • Il vacancy rate  aumenta fino al 14%;

  • Il costo spazi sale, come media, a 1.450€ anno x mq.;

  • Il flusso clienti è fidelizzato per il 77% degli ingressi;

  • I tempi di permanenza sono inferiori ai 59 minuti;

  • 22 minuti è il tempo massimo di distanza disposto a coprire il cliente per raggiungere il centro commerciale, influenzato dall’aumento del costo carburante;

  • Entro il 2025 sono previste 10 nuove aperture e 3 ampliamenti.

MICROLOG1.jpg

Per quanto attiene le affluenze il dato da tenere presente è la rilevazione fatta da Microlog che calcola mensilmente gli indici delle presenze nei centri commerciali. Ebbene il trend nazionale in corso, rilevato a Febbraio, è di un +9,6% in più rispetto allo stesso mese del  2022 e di un -11,9% rispetto al febbraio 2019, periodo pre Covid. Su gennaio 2023 cede un -14,80%. 

La regione che registra il massimo trend in aumento è la Puglia con un +16,6% e quella, invece, con il trend minore è la Sardegna con +4,5%. La Toscana si colloca a + 11,7%. 

 

Insomma il mercato segnala una leggera ripresa ma il recupero rispetto al periodo ante pandemia è ancora lungo e necessitano nuove formule per tornare attrattivi. 

Anche negli stati Uniti, da sempre luogo anticipatore delle tendenze di mercato globale, la crisi ha colpito duramente. Il commercio online ha sostituito prepotentemente il ruolo svolto dai centri commerciali, sempre più considerati un luogo di incontri legati alla pausa pranzo o ritrovo con gli amici. Per questo si sta puntando decisamente sulla ristorazione come volano di ripresa dell’intero settore, cosa che dovrebbe svilupparsi anche in Italia.

Restaurant Table

Da noi preoccupa anche la crisi occupazionale e le attività commerciali che si raccolgono nei centri stessi. Mario Resca, presidente di Confimprese, contattato da Il Sole 24 Ore, invoca l’aiuto di Stato come sostegno economico per riconoscere i retail come attività energivore. Questo permetterebbe di avere crediti d’imposta ed il congelamento dell’adeguamento Istat sulle locazioni.
Attualmente i centri commerciali in Italia sono 991, nel 2021 erano 996. Ma pensare che il mercato possa riprendersi ai periodi pre Covid a fronte di una grave crisi economica ed energetica, inflazione in crescita e conflitti geopolitici in corso nel cuore dell’Europa è sognare ad occhi aperti e non tenere conto della realtà. La pandemia ha rappresentato lo spartiacque, a cui si sono aggiunti gli altri fattori, molti consequenziali. Adesso il mercato, anche dei centri commerciali, richiede, per ripartire, il ripensamento ed il ricollocamento del suo ruolo nella società. Far finta che non sia accaduto nulla sarebbe un grave errore. Per tornare a crescere e diventare di nuovo attrattivo occorre una nuova visione perché nulla tornerà come prima. E questo non è detto che sia un male.

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