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Le interviste sotto l'ombrellone
4 scrittori, 10 domande, un format tutto da scoprire e da leggere:
LAURA VIGNALI

Laura Vignali è autrice di romanzi e racconti. Vive in Toscana, a Pistoia dove ha insegnato Lettere all’ ITCS “F.Pacini” . Il suo primo romanzo “Il treno fischiava ancora”(Tracce) è del 2007. Nel 2008 il racconto noir “L’ultima sfida nel far west padano” si è classificato al primo posto fra gli inediti alPremio Europa. Oltre a diversi racconti apparsi su varie riviste ed antologie, ha pubblicato una serie di romanzi con l'editore Del Bucchia: “Tutta colpa di Amalia”, “Il dottor Bencistà e il segreto delle tre donne sole”, “Il sapore del vino” e “Il cappotto del babbo”. In seguito sono stati pubblicati dalla casa editrice Effigi: “Doppio giallo”, “Pensione Tripoli”, “Sette storie nel cassetto”, “Delitto sui binari al tempo del Granduca”. Ha pubblicato anche alcune antologie di racconti: “Scacco matto alla farfalla”(Del Bucchia), “Bocconcini al cianuro” (con Parigi e Sozzi,Effigi), “Vendette in cucina”(Atelier); e “Il delitto vien mangiando”(Effigi). Con Nerocromo è uscito il romanzo “Una storia fiorentina” (successivamente pubblicato in edizione scolastica da Loescher), mentre per le edizioni I libri del Gatto nero ha pubblicato: “BB e l’enigma dell’ignoto attentatore” (Premio Menzione 2014 nell’ambito del premio Scrittore toscano). Del 2016 è “Bergamotto, gelsomini e champagne” (Effigi).Nel 2017 sempre da Effigi sono usciti “I calzari dell’abate Gioacchino”; " Niente di nuovo sul fronte del Baccello" e "Il dubbio di Bianca" (premio Menzione, sez. Inediti al Festival Garda). Nel 2019 è uscito  il romanzo “L’estate di Mimì” (ed.Effigi). Nel 2020, editi sempre da Effigi sono stati pubblicati: “Gianluigi Ramazzini e l’enigma dei fermodellisti suicidi”, “Un segreto per Livia” e nel 2022 “Il supplente” e “Appuntamento a Budapest” Del 2023 sono “Sospetti, segreti e briciole di Sacher”(Effigi) e “Un terrazzino a Esch” nell’Antologia “ Racconti di viaggio” (Historica). Il monologo “Soffitte condominiali” ha vinto il I premio del concorso “In cento righe”2023. Nel 2024 è uscito “Priscilla e gli inganni del passato”(Effigi);”Eravamo quattro amiche al bar” (in Antologia premio Ciabattini) e nel 2025 con Effigi, ”Non sarà una storia d’amore”,

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Laura Vignali

 

"Scrivere è la mia pscicoterapia. I miei personaggi, una volta inseriti in una storia, assumono autonomia e diventano a tutti gli effetti reali".

1) Qual è stato il momento in cui ha capito che avrebbe iniziato a scrivere romanzi gialli? C’è stato un evento, una lettura, un dettaglio scatenante?

"Scrivo da sempre, ma il mio esordio nel genere giallo risale al secolo scorso, più precisamente al lontano 1976, l’anno della mia maturità classica, quando, alla vigilia dell’esame, mi cimentai in un romanzetto giallo che aveva come protagonisti docenti e studenti della mia classe. Nient’altro che una “goliardata”, per divertirsi prima   di iniziare un percorso di vita che ci avrebbe inesorabilmente divisi".

 

2) Scrive prima il finale o inizia senza sapere chi è il colpevole?

"Quando inizio a scrivere una storia, faccio uno schema dettagliato della vicenda da narrare e quindi ho ben presente sia la trama che il finale, salvo effettuare cambiamenti in corso d’opera. Talvolta succede infatti che inserisca personaggi, cambi situazioni o, addirittura stravolga la trama".   

3) In una delle sue interviste ha affermato che le sue storie nascono spesso da un personaggio che le "bussa alla porta nel cervello". Ci può spiegare meglio questo concetto?
"Una volta che ho individuato i personaggi e li ho mentalmente inseriti in un determinato contesto, questi assumono autonomia e diventano a tutti gli effetti vivi e reali. A quel punto mi succede che siano loro stessi a suggerirmi azioni e colpi di scena. In sostanza, mi “bussano alla porta del cervello” per chiedermi di raccontare la loro storia. Francamente, non so se questo mio modo di procedere sia un evidente sintomo di un disturbo della personalità. Fatto sta che, ad un certo punto, la storia si dipana da sola, prendendomi a braccetto fino all’epilogo". 

4) Come costruisce una trama gialla efficace? Usa schemi, appunti, mappe mentali?
"La trama nasce per caso, come un’illuminazione, traendo spunto da una vicenda che mi è stata narrata o da un guizzo di immaginazione.  Non saprei dire in che momento prenda forma, ma so solo che, una volta delineata, non mi dà pace finché non incomincio a scriverla. Di solito, metto insieme il materiale utile (foto di luoghi reali, descrizione di persone alle quali mi ispiro, eventi storici di riferimento ecc.) ma, il più delle volte faccio lo schema dei singoli capitoli, specificando che cosa deve succedere, il contenuto dei dialoghi e la descrizione di personaggi e ambienti. Ovviamente, nel momento della stesura, mi muovo liberamente, cambiando, aggiungendo e togliendo secondo le esigenze del testo".

5) Secondo lei, oggi il giallo è anche un modo per raccontare la società?
"Il giallo è sempre stato un genere utile per mettere in luce non solo le caratteristiche psicologiche dei personaggi, ma anche il contesto sociale nel quale si svolgono le vicende. 
I grandi narratori noir ( da Simenon a Scerbanenco, da Izzo a Camilleri, fino a De Cataldo, Manzini, Robecchi e molti altri)  ci hanno insegnato che le dinamiche sociali sono importanti ai fini del racconto e che si può narrare una storia anche dal punto di vista dei “cattivi”".

6) Qual è il libro che più le somiglia e quello che invece è stato più difficile da scrivere?
"Di solito mi affeziono sempre alle storie che racconto, anche se, una volta arrivata all’epilogo, penso subito a quella successiva. Uno dei romanzi che sento più vicino alle mie corde è “L’estate di Mimì”, forse perché recupera ricordi e vicende in parte autobiografiche. Uno dei romanzi più difficili da scrivere è stato “Il cappotto del babbo”, perché mi ha obbligato ad entrare nell’intimità del protagonista e a raccontare il suo dramma che è stato reale e non immaginario".

7) C'è un oggetto sulla sua scrivania che è sempre lì quando scrive?
"Sulla mia scrivania ci sono sempre molti oggetti: porta penne, agende e fogli sparsi, ma anche qualche piccolo regalo, come il coniglietto di Thun che mi guarda da un portacenere per ricordarmi una classe del liceo linguistico che ha voluto salutarmi con affetto alla vigilia della pensione".

8) Ha mai immaginato un giallo ambientato nel futuro, nello spazio o in un mondo fantastico?
"Francamente no. Le mie storie si svolgono tutte in luoghi conosciuti, nel presente o in un passato non troppo lontano. Salvo qualche flash back nell’Ottocento, un secolo del quale ho approfondito taluni aspetti e che mi intriga più di altri".

9) Può anticiparci qualcosa del suo prossimo romanzo? Un indizio, almeno?
"C’è un romanzo già pronto, che scalpita per uscire dal cassetto, dal titolo “Un sipario per Nora”. Narra una vicenda vera, ovviamente romanzata e inserita in una trama, come al solito, gialla. Infine, sto per concludere “Il precario e il gesuita” che, partendo da un cold case, affronta un tema purtroppo ancora tristemente attuale. Ma non dico qual è".

10) Un consiglio a chi sogna di scrivere un giallo e non sa da dove iniziare?
"Scrivere è un mestiere affascinante ma difficile, in quanto non basta essere padroni della lingua o avere in mente delle storie intriganti. Occorre molta autodisciplina e tanta autocritica. Consiglio sempre di leggere tanto perché nessuno scrittore inventa niente. Ogni romanzo ha in sé suggestioni e influenze che vengono dal passato e dal presente. Chi non legge, difficilmente riuscirà a scrivere. Mi sbaglierò, ma questa è una convinzione personale ma confermata dai fatti".

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