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Le interviste sotto l'ombrellone
4 scrittori, 10 domande, un format tutto da scoprire e da leggere:
MASSIMO SENSALE

Massimo Sensale è nato a Napoli, dove vive e lavora, in qualità di magistrato, presso la locale Corte d’appello nel settore civile e agrario. Collabora con periodici specializzati e dirige la rivista giuridico-letteraria NTC.

 

Attività letteraria
E' autore di saggi giuridici e di opere letterarie in cui si intrecciano memoir, fiction e riflessioni personali.

 

Opere principali
"Il silenzio della pubblica amministrazione nel diritto urbanistico" (Cedam, 1991).
"Garanzie reali nel diritto romano" (Ilmiolibro, 2015).
"Appunti di geografia interiore" (Volturnia Edizioni, 2019): raccolta di ricordi autobiografici e riflessioni poetiche che esplorano la memoria, l’anima e l'identità personale, riferite soprattutto al borgo molisano di Montagano, luogo dell’infanzia, in cui il padre fu pretore tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
"Progetti per il futuro" (Volturnia Edizioni, 2022): racconti illustrati da tredici disegni della figlia Maria Sensale, pianista e disegnatrice.
"Fantasmi in tribunale" (Le Lucerne, 2023): rassegna (leggera e ironica, ma documentata e puntuale) di autentici casi giudiziari in cui fino ai giorni nostri la legge e i giudici si son dovuti confrontare con il soprannaturale, vero o presunto, esplorando il fragile confine tra il reale e il paranormale.

 

Temi e stile
Le sue opere combinano elementi giuridici, culturali e autobiografici, con un approccio narrativo che alterna rigore ed evocazione poetica.
In "Fantasmi in tribunale", mostra un lato poco convenzionale della giurisdizione, là dove il giudice non può fare a meno di applicare le categorie del diritto e le regole del giudizio a fatti insoliti, singolari e in ipotesi soprannaturali, con quanto ne deriva sui metodi di accertamento della verità processuale.
"Appunti di geografia interiore" è invece un viaggio tra i ricordi personali: evocazioni intime di Montagano, di figure familiari e di emozioni infantili. La sua scrittura riflette un’interiorità poetica che va ben oltre le forme della scrittura giudiziaria.

 

Massimo Sensale è un esempio di magistrato eclettico e versatile: professionista della giustizia di giorno, scrittore curioso e riflessivo di sera. Le sue opere spaziano tra diritto, storia e introspezione, raccontando con ironia e delicatezza le emozioni profonde che legano luoghi, memoria e identità.

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Massimo Sensale

 

"Entro nello stato mentale giusto per scrivere soprattutto quando sono in viaggio in macchina e, purtroppo, le mie cose migliori evaporano prima che io le possa mettere su carta".

1) Ci racconta un luogo significativo della sua infanzia a Napoli o a Montagano che ancora oggi le evoca emozioni forti?

“Tanti ebbero, bambini, un luogo di rapimenti e spaventi – soffitta o bosco – da visitare”, ha scritto Gesualdo Bufalino in Museo d'ombre. Per me è la pineta di Montagano, posta su un colle appena fuori del paese, da cui, a 800 metri d’altitudine, si apre lo sprofondo della valle del Biferno, universo misterioso che da bambino mi appariva carico di seduzioni e minacce; comunque inaccessibile, giacché l’ingresso e l’uscita del paese erano, per me, dall’altro lato, verso Campobasso. Ogni volta che ritorno in paese, di prima mattina vado in pineta e vi trascorro un’oretta in solitudine, sperando di riassaporare lo stupore panico dell’infanzia o quanto meno di vivere un momento di pace e di riconciliazione con me stesso, quasi una meditazione. Nel mio libricino “Progetti per il futuro” alla pineta di Montagano sono dedicati il primo e l’ultimo racconto".

2) Com’è stato il suo primo incontro con la scrittura? Un diario, una poesia, una riflessione?

"Fui un bambino e poi un ragazzo introverso. Mi veniva spontaneo scrivere quel che mi passava per la mente e che mi imbarazzava condividere con gli altri. Mai un vero e proprio diario, ma frammenti disordinati e di vario genere. Questa frammentarietà mi è rimasta nella penna, anche in quel che scrivo oggi. Ma la scrittura nasce soprattutto dalla lettura. Citando Borges, direi che sono più fiero dei libri che ho letto che di quelli che ho scritto".

3) In che momento della sua carriera ha deciso di unire alla toga la penna da scrittore? Cosa l'ha spinta verso la narrazione?

"Non mi considero uno scrittore, sebbene mi piaccia scrivere. Nel mio lavoro si scrive tutti i giorni. È una magnifica palestra, quella delle sentenze, che richiedono una disciplina formale e una capacità di “motivare”, ossia di spiegare in modo chiaro anche al lettore non tecnico il perché di quella decisione. Spiegare e possibilmente persuadere. Poi capitò per caso che alcune paginette di ricordi d’infanzia furono lette, grazie ai social, da alcuni Montaganesi di oggi, che mi invitarono a una pubblica lettura nella notte bianca dei libri, che organizzano ogni estate sotto le stelle. Piacque così tanto, che l’amministrazione mi propose di raccogliere le mie paginette e pubblicarle a sue spese. Così nacque “Appunti di geografia interiore”, mio libro (non giuridico) di esordio alla veneranda età di 61 anni. Cedetti i diritti d’autore al Comune cosicché i ricavi dalle vendite vanno integralmente in un fondo per il finanziamento di iniziative culturali". 

4) Nella sua esperienza di magistrato, ha mai incontrato un caso talmente assurdo o ironico da esser diventato un racconto?

"In quarantun anni di attività certamente mi sono capitati episodi stravaganti. Qualcuno è già confluito in qualche raccontino (per esempio “Cinquanta sfumature di giallo”, nato inizialmente come commento a una sentenza pubblicato in rivista, poi confluito nel mio primo libro). Tanti altri sono ancora in attesa di elaborazione".

5) Cosa l’ha affascinata nel mondo del paranormale al punto da scrivere "Fantasmi in tribunale"?

"Il libro contiene alcuni capitoli autobiografici, che raccontano le circostanze e le persone grazie alle quali il mondo del paranormale entrò in casa nostra. Ne fui affascinato. Era una piccola finestra aperta verso l’ignoto, un universo misterioso e inesplicabile. Sembra un paradosso, ma proprio la difficoltà o perfino l’impossibilità di ottenere risposte compiute rendeva quanto mai attraente il mistero. Quando è svelato, il mistero perde di fascino. In quegli anni il mio scrittore preferito era Dino Buzzati, maestro nel creare la tensione di un mistero insondabile in agguato dietro l’apparenza materiale e impoetica della quotidianità. Poi il libro dei “Fantasmi in tribunale” è partito dalla scoperta casuale di una sentenza che risolveva una lite tra proprietario e inquilino a proposito di un qualche fantasma che infestava la casa. Mi incuriosirono i risvolti giuridici e partii alla ricerca di altre sentenze. E ne trovai tante".

6) Qual è il caso più incredibile raccolto in "Fantasmi in tribunale" che le ha lasciato un'impressione indelebile?

"Difficile scegliere, dal divorzio pronunciato per l’adulterio con un fantasma, all’agenzia di noleggio di belle fantasme ad uso dei circoli medianici. Incredibili le storie di illustri scrittori: da Victor Hugo che credette di parlare con Gesù (ma era stanco e lo pregò di ripassare un altro giorno), a Luigi Capuana che riuscì a evocare lo spirito di Foscolo per averne suggerimenti letterari ma ottenne soltanto il maleducato tentativo dello spirito di palpeggiare la giovane medium; per finire, a Sir Arthur Conan Doyle, che morì convinto di aver visto fotografie di autentiche fate, su cui scrisse un saggio dopo l’altro. Ma gli episodi che mi hanno più impressionato restano quelli di cui ebbi notizie fin da bambino: la vertenza tra la duchessa di Castelpoto e la baronessa Englen (son passati decenni prima che riuscissi a individuare il misterioso palazzo dei fantasmi in una piazzetta di Napoli rimasta sempre esclusa dai miei percorsi abituali); e la notizia, che nel 1970 fece scalpore, degli scheletri trovati nell’intercapedine di un antico palazzo. Non a caso li ho messi a chiusura del libro. Purtroppo con l’età gli stupori infantili perdono di lucentezza e di poesia. In fondo questo libro è una sorta di affettuoso omaggio al bambino che fui".

7) Nell’evocare i ricordi d’infanzia in "Appunti di geografia interiore", quale immagine o sensazione rimane ancora viva dentro di lei?

"I campi di grano maturo a perdita d’occhio, il senso panico della controra in campagna, il ronzio degli insetti, il frinire delle cicale, i papaveri rossi". 

8) Ha un oggetto, un gesto o un’abitudine che la aiuta a entrare nello stato mentale giusto per scrivere?

"No. Purtroppo entro nello stato mentale giusto per scrivere soprattutto quando sono in viaggio, magari alla guida della macchina. E così non posso scrivere. Le mie cose migliori sono quelle che evaporano prima che io le possa mettere su carta".

9) Guardando al suo percorso personale (da Napoli a contributi civili), quali valori ritiene oggi al centro della sua attività, sia in toga che in penna?

"Alla mia età per fortuna la vita si semplifica e si alleggerisce. Non c’è niente di più prezioso degli affetti. Non mi interessa scrivere belle sentenze o bei libri. Ma quando torno nei luoghi in cui ho lavorato in passato e ricevo accoglienze calorose e disinteressate, allora sono felice".

10) Può anticiparci se ha nuovi progetti narrativi in mente? Un altro tema giuridico, autobiografico o soprannaturale?

"Scrivo quando mi capita, paginette sparse ed eterogenee. Non ho progetti per il futuro. Anche il mio libro del 2022 era così intitolato in modo ironico. In quel libro progettavo di trasmigrare, una volta defunto, in un albero. Un pino. Naturalmente nella pineta di Montagano. Ma forse qualcosa in autunno verrà fuori, una cronaca ironica e leggera di certi miei recenti inconvenienti di salute. Perché sono convinto che non solo del diritto e dei fantasmi, ma anche delle (proprie) malattie si può sorridere".
 

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